Il Pd "blinda" Crocetta per tenersi la Regione Ma Renzi lo vuole fuori

Il segretario siciliano Raciti: "Non c'è ragione di andare al voto". Palazzo Chigi contrario. Il rischio di consegnare l'isola ai grillini

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

In un colpo solo, il Pd contraddice il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e il presidente del Senato. I soprastanti dei feudi elettorali di Sicilia già vedono nelle dimissioni di Rosario Crocetta la più che probabile sconfitta e corrono ai ripari: «Temporeggiare». Ecco. «Non c'è ragione per interrompere la legislatura» spiega il segretario regionale del Pd Fausto Raciti. L'ordine di scuderia dei nazareni di Sicilia è quello di prendere tempo perché dalla Capitale, da Palazzo Chigi per l'appunto, non arrivano input in questa direzione. I democrat dell'isola, oltretutto, si attengono alle dichiarazioni del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. La tesi dunque che si legge fra le righe del segretario Raciti è quella di separare la vicenda giudiziaria da quella politica. D'altro canto, rivela una fonte qualificata, «ad horas Crocetta potrebbe uscirne come eroe, così come potrebbe rassegnare le dimissioni già domani».

Eroe o dimissionario. È questo il giallo di Sicilia. Ad oggi, nonostante nei dietro le quinte i deputati Pd siano più che certi che «la telefonate esiste», il contenuto della intercettazione tra Matteo Tutino, medico personale di Rosario Crocetta, primario di chirurgia a Villa Sofia, e Rosario Crocetta resta circoscritto a una paginata dell' Espresso . «Quella lì (Lucia Borsellino) va fermata, fatta fuori come il padre» è una intercettazione - ripeteva ancora ieri il procuratore di Palermo Lo Voi - che «non è agli atti di alcun procedimento di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dal Nas». L' Espresso per voce del suo direttore Luigi Vicinanza chiarisce: «I nostri cronisti l'hanno ascoltata. Posso confermare che l'audio è sporco, ci sono alcune interferenze. I due parlano con grande confidenza a tratti in siciliano». «Sono mesi che gira la notizia di questa intercettazione imbarazzante - aggiunge un esponente del Pd siciliano - ne ho parlato con Crocetta e lui ha negato».

Nel giallo, un dettaglio. È quello che lo stesso Crocetta rivela al Fatto Quotidiano . L'autore dell'articolo si chiama Piero Messina, ed è uno di quei giornalisti dell'ufficio stampa della Regione licenziati proprio da Crocetta in uno dei suoi primi atti da governatore e che in questo contesto complica l'intrigante giallo dell'estate siciliana. Un pasticcio che non è affatto chiuso secondo Palazzo Chigi, tentato di staccare la spina al governatore Crocetta, considerandolo un nuovo caso Marino. Palermo chiama ma Roma si fa sorda. Il segretario regionale Raciti avrebbe provato a cercare Matteo Renzi ma il cellulare del premier è squillato a vuoto. Segno che la distanza è siderale. «Non ho sentito Renzi: né ieri né oggi. E questo fatto mi lascia perplesso. Sarebbe stata opportuna una consultazione con il segretario regionale Pd». Davide Faraone, uomo forte del premier nell'isola, ha subito scaricato Crocetta: «Dimissioni inevitabili».

Ma dopo la smentita della Procura di Palermo (che ha aperto un'inchiesta) restano le dichiarazioni dei vertici dello Stato contro Crocetta. Palazzo Chigi, dunque, vorrebbe provare ad accelerare. E non è da escludere che nel dietro le quinte dell'assemblea nazionale dei democrat, che si terrà oggi all'Expo di Milano, si tocchi anche l'argomento Sicilia. Renzi non si può permettere di consegnare la regione ai pentastellati.

Anche per questo i maggiorenti del Pd avrebbero avviato un dialogo con il Nuovo centrodestra e l'Udc - che in Sicilia, considerata la debolezza di Forza Italia, veleggiano in doppia cifra - per trovare un nome della società civile, un Papa straniero che non scontenti né le svariate anime dei democratici né tantomeno i centristi. Un nome è già pronto: quello del rettore dell'università di Palermo Roberto Lagalla.

Twitter: @GiuseppeFalci

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