Ignazio Marino prova a uscire dall’ennesimo affaire che lo vede sempre più solo e accerchiato. Il ristoratore della Taverna degli amici, un prete e persino l'ambasciatore del Vietnam lo hanno sbugiardato negando di essere stati a cena con lui e facendogli fare una figuraccia colossale. Con un gesto a sorpresa il sindaco ha annunciato che pagherà di tasca propria parte delle spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma. Una exit strategy messa in campo per respingere un attacco intenso e anche per cercare una sponda nel Pd. Ma ormai è tardi: è rimasto solo e, dopo l'apertura di un'inchiesta sulle spese pazze, il diktat di Matteo Renzi sarebbe quello di scaricarlo.
Ormai l’affaire Marino preoccupa i livelli nazionali. Tanto che, secondo Repubblica, ci sarebbe stata una telefonata di fuoco tra Matteo Orfini e Renzi. Con il premier che avrebbe rimproverato al presidente dem di aver voluto salvare a tutti i costi il sindaco. I bene informati dicono che a breve arriverà la linea dai vertici nazionali del Partito. Perché la misura è ormai colma. A questo giro non riuscirà a uscire dalla strettoia come, invece, gli riuscì con il "Panda gate" quando pagò di tasca sua le multe prese perché aveva il permesso Ztl scaduto. Allo stesso modo vorrebbe ora pagare le spese di rappresentanza. Un segnale per dire "basta alle polemiche". "In questi due anni - fa sapere Marino nella sua apologia - ho speso con la carta di credito messa a mia disposizione dal Comune meno di 20.000 euro per rappresentanza, e li ho spesi nell’interesse della città. È di questo che mi si accusa? Bene, ho deciso di regalarli tutti di tasca mia a Roma e di non avere più una carta di credito del Comune a mio nome". Intanto la Procura, che da ieri ha aperto un fascicolo sulle spese dopo gli esposti di M5S, Fratelli d'Italia e Lista Marchini, acquisirà gli atti sulla carta di credito del sindaco anche per capire perché il plafond fu portato da 10 mila a 50 mila euro.
"La situazione ci porterà inevitabilmente alla fine di questa amministrazione, si è manifestato un quadro che non ci consente di andare avanti con autorevolezza - tuona l'assessore ai Trasporti Stefano Esposito - chiunque arriverà a maggio troverà una situazione molto complicata per la bonifica della macchina amministrativa". In Campidoglio si rincorrono i rumor di dimissioni immediate. Al Nazareno non si esclude un eventuale passo indietro. Ma dall'entourage del sindaco fanno sapere che Marino "non ci pensa proprio". Il Pd parla poco e se lo fa sceglie toni più che tiepidi. La parola d’ordine è cautela. Anche perché si attende il segnale dall’alto. Solo da lì può arrivare il rompete le righe: se all'inizia la grana di Renzi era un sindaco incapace a governare la Capitale, adesso deve fare i conti con un’indagine per peculato. Tra le ipotesi sul tavolo riportate dal Giornale, c'è anche quella di far cadere Marino sul bilancio che si voterà a novembre.
In quel caso il Campidoglio verrebbe commissariato per poi andare al voto nel 2017. A traghettarlo fino alle elezioni ci penserebbe Franco Gabrielli. Ma, come conferma pure il Corriere della Sera, Renzi non avrebbe ancora deciso il "quando". Nel frattempo Roma precipita nell'abisso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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