Il Pd si rimangia la linea dura: in Lombardia tenta l'inciucio con i 5 Stelle

I dem vogliono correre con i grillini alle elezioni regionali in Lombardia. Lo sconcerto di Italia Viva: "Sindrome di Stoccolma, come fate a non staccare il cordone ombelicale?"

Il Pd si rimangia la linea dura: in Lombardia tenta l'inciucio con i 5 Stelle

Il tono imponente è durato giusto qualche giorno, il tempo necessario per cercare di riposizionarsi. Ma ecco che il Partito democratico ha cambiato subito atteggiamento ed è tornato alle aperture. Il Pd ha escluso la possibilità di ricucire con il Movimento 5 Stelle, che però ora viene considerato dai dem un possibile alleato in vista delle elezioni regionali che si terranno in Lombardia nel 2023. Una stampella, una forzatura per tentare di arginare il successo del centrodestra alle urne.

Il Pd apre al M5S

A usare parole concilianti in tal senso è stato Fabio Pizzul: il capogruppo lombardo del Pd in Consiglio regionale non ha escluso a priori l'asse politico con il M5S e ha chiamato a raccolta tutti i partiti per schierarsi contro la Giunta guidata da Attilio Fontana. Anche in questo caso la sinistra punta all'ammucchiata contro l'avversario. "La partita nazionale è una cosa. Se le elezioni regionali saranno sfasate rispetto alle politiche, ci potranno essere ragionamenti anche di diverso tipo", ha dichiarato Pizzul.

Una linea simile si registra anche tra le fila del Movimento 5 Stelle. Il consigliere regionale Dario Violi tende la mano al Pd e chiede di lavorare compatti contro Fontana senza alchimie nazionali: "Se poi arrivano dei 'diktat' da Roma e si sceglie di far vincere un 'Fontana bis', chi farà questa scelta se ne assumerà le responsabilità".

La linea Conte

Peccato però che la strategia del doppio forno sia stata bocciata fin da subito da Giuseppe Conte, che ha chiesto uniformità di scelte a Enrico Letta: l'avvocato ha detto chiaramente che le decisioni prese a livello nazionale dovranno combaciare con quelle locali. Lo ha chiarito in merito alle elezioni regionali di Palermo, dove i 5 Stelle e il Partito democratico dovranno decidere se correre insieme o divorziare: "Sono cambiate molte cose. Il Pd dovrà fare chiarezza. Per noi quello che succede a Roma succede a Palermo".

Dunque c'è da aspettarsi che dalla galassia pentastellata arrivi la medesima presa di posizione. D'altronde è lo stesso Partito democratico a essersi fatto un autogol: intestandosi la volontà di portare avanti l'agenda Draghi, ha di fatto escluso dal tavolo i 5 Stelle che invece hanno preso le distanze dalla formula inventata dalla sinistra. Il risultato è che a quel punto potrebbero essere i grillini a rifiutare il matrimonio con i dem.

Boccia implora Letta

Ovviamente non poteva mancare la voce di Francesco Boccia, sostenitore convinto della coppia con i 5S. Il coordinatore enti locali del Pd, in un'intervista rilasciata a La Repubblica, ha riconosciuto che l'alleanza con il M5S a livello nazionale è arrivata al capolinea ma allo stesso tempo ha implorato di non strappare sui territori: "In tanti territori governiamo insieme, non credo sia saggio minarne la stabilità".

Boccia ha fatto gli esempi di città come Napoli e Bologna e di Regioni come Lazio e Puglia. Infatti ha dichiarato che per battersi contro "la peggiore destra che c'è in Europa" è necessario fare un passo avanti da parte di tutti: "Adesso dovremo vincere pure per loro. Sapendo però che sarà dura. Dovremo tirar fuori il meglio di noi stessi, schierare i campioni".

Lo sconcerto di Italia Viva

Il comportamento del Partito democratico ha infastidito Italia Viva, che sui social ha denunciato il cambio di passo dei dem nei confronti dei 5 Stelle.

La deputata Maria Chiara Gadda ha tuonato duramente: "Come volevasi dimostrare il Pd non stacca il cordone ombelicale dal M5S, sindrome di Stoccolma in salsa lombarda. Ma dopo che Conte e il M5S hanno mandato a casa Draghi, come può il Pd pensare ancora di premiarli in Lombardia?".

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