Il Pd perde ancora lo 0,6 per cento e nel giorno delle dimissioni di Zingaretti questo dato Ixè sulle intenzioni di voto degli italiani prova che la crisi dei dem è reale e concreta e le parole del segretario del Partito democratico non sono una voce dal sen fuggita che poi richiamar non vale, ma il risultato di un'erosione del consenso che è ormai una tendenza consolidata e che i ricercatori attribuiscono a temi interni, dalle polemiche quotidiane alla scelta dei ministri e dei sottosegretari, fino all'assenza delle donne nella squadra di governo.
Se a questo si somma che la Lega, dopo un periodo di difficoltà, ha invertito la tendenza e torna leggermente a crescere, proprio nelle settimane in cui Giancarlo Giorgetti siede al Mise e il segretario Matteo Salvini ha eletto Nicola Zingaretti a suo bersaglio preferito, che la Forza Italia di Silvio Berlusconi procede nella sua lenta ma continua crescita e che il centrodestra nel suo complesso esce rafforzato, nonostante un primo, leggero calo di Fratelli d'Italia dopo mesi di successi di Giorgia Meloni, si può dire che il Pd si è ammalato di governo.
Oltre tutto, le tendenze che vedono il Pd in calo e il centrodestra in crescita sono confermate dall'ultima sintesi dei sondaggi settimanali firmata Agi/Youtrend. Anche se si tratta di intenzioni di voto, l'elettorato ormai è fluido e volubile e il partito degli indecisi è andato a ingrossarsi anche dei voti in uscita dal Pd, questo contesto generale aiuta a comprendere meglio l'implosione del partito e persino le sorprendenti dimissioni di Zingaretti.
Alex Buriani, direttore scientifico dell'Istituto Ixè, approfondisce il senso della rilevazione effettuata tra il 1° e il 3 marzo, integrandola anche con i sondaggi precedenti. «Il Pd - spiega - è in affanno dall'inizio della crisi del governo Conte bis, la tendenza dura e si è delineata da un mese e mezzo. Una prima ipotesi è che potrebbe aver pesato la discesa in campo dei 5stelle a guida Conte, che in base a un sondaggio di un altro istituto dà il Pd come quarto partito. La debolezza si registra nelle divisioni interne, nella disaffezione elettorale e in un notevole aumento di chi non vuole più votare. La curva dell'astensione è cresciuta insieme al calo di voti del Pd. Anche la candidatura di Carlo Calenda a sindaco di Roma può aver eroso qualcosa».
Buriani ricorda come gli elettori del Pd siano stati tra i più entusiasti di Draghi e, anche se la rilevazione sulla fiducia al governo è ancora in corso, tende a escludere che il calo del partito a guida Zingaretti sia legato al cambio di governo: «Draghi ha un consenso molto elevato nel Pd dovuto alla sua reputazione e all'essere stato investito dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anch'egli molto gradito dall'elettorato del partito. Riteniamo che abbiano pesato più i temi interni e che l'assenza delle donne possa incidere molto, soprattutto sull'elettorato femminile. È un tema che approfondiremo».
Il centrodestra, al contrario, vive un momento positivo. «Forza Italia è più in salute e in crescita rispetto a quando era Fratelli d'Italia a correre. Procede con molta lentezza ma è una tendenza continua che può portare alla doppia cifra. Già la linea più dialogante con Conte l'aveva premiata e adesso gli elettori sembrano gradire anche la presenza al governo». Sul calo di Fdi, l'esperto ricorda come - dato il margine d'errore - gli spostamenti di decimali assumano un senso definitivo solo quando la tendenza si conferma ripetutamente: «Per il momento si può vedere una frenata».
La Lega, invece, sorride: «Ha ritrovato una posizione rilevante al governo e, considerando il dato delle Europee, non ha proseguito nella discesa iniziata con il governo Conte bis, ma ha ripreso consensi. Prima era all'angolo».
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