Le Pen sogna l'Eliseo. E promette già aperture a destra e a sinistra

La leader sovranista sempre più vicina al favorito Macron. "Non isolerò la Francia"

Le Pen sogna l'Eliseo. E promette già aperture a destra e a sinistra

Radiosa, in bleu. Calma, col sorriso. Biondissima e convinta che le sue idee siano ormai più forti del pregiudizio. Si presenta così a Perpignan, Marine Le Pen. Spiegando che andrà a «cercare politici» con cui ha lavorato aprendo a «tutte le persone che si uniranno prima del secondo turno o quando avrò vinto». Nella più grande città governata dai lepenisti, ultimo grande comizio prima del voto per la leader della destra sovranista al suo terzo tentativo di intascarsi le chiavi dell'Eliseo. Prova a rassicurare, non isolerà la Francia. E prima di chiudere la campagna dal palco, promette una «multa» per chiunque indosserà il velo in Francia. «Come accade per il divieto di circolare senza la cintura di sicurezza», dice ai microfoni di radio Rtl, spiegando che non intende invece vietare l'uso della kippah.

I sondaggi la danno in costante e rapidissima risalita. Spinge sull'acceleratore dell'islam e sul no alla guerra delle sanzioni a Putin che fanno male tanto a Mosca quanto all'Europa. Ma è soprattutto il giorno dell'appello all'unità nazionale: «Il mondo ci guarda, l'Europa ha bisogno di una Francia che difende la libertà, la sovranità e le sue diversità, l'unità nazionale è l'antidoto, francesi, di destra e di sinistra, venite con noi, abbiamo un progetto che non si esaurisce in 5 anni». È già arrivata al 24% delle intenzioni di voto contro il 26,5% del presidente uscente Emmanuel Macron (Ifop). Potere d'acquisto, abbattimento dell'Iva e strategia comunicativa sorprendente, dopo essere stata costretta a incenerire migliaia di volantini che la vedevano accanto a Putin.

Pochi meeting, soprattutto in città medio-piccole, tanti tweet. La striscia positiva va avanti da giorni; arretrano invece gli altri due cavalli in corsa per chi tiene alta la bandiera della destra, Valérie Pécresse (9%) e Eric Zemmour (8,5%), apparentemente fuori gioco. E Macron? Arranca, gli è caduta tra capo e collo la tegola dello scandalo delle consulenze McKinsey nella settimana decisiva; si è sottratto a qualsiasi confronto tv con gli altri candidati e ora prova a rassicurare sul nuovo mandato «in chiaro», con più coinvolgimento delle parti sociali già dall'autunno. E con un'intervista su Brut, sito popolarissimo tra gli under 26, ieri è tornato a scommettere sui giovani, liberandosi dalla «gabbia» presidenziale del suo account Twitter che non può usare per la propaganda.

«Se il popolo vota, il popolo vince», è lo slogan dell'ultimo miglio lepenista. Macron accusa il colpo. Su Le Figaro il presidente non nasconde la fatica dei suoi 5 anni all'Eliseo: «Energia intatta», ma l'intervista produce timori (anche utili per compattare il suo elettorato). C'è però la consapevolezza che la ricetta Le Pen piaccia più del 2017. Si punta agli indecisi, vera chiave del successo. L'istituto Odoxa sul Figaro prevede che il 27,4% dei francesi potrebbe starsene a casa domenica, vicini al livello più alto della storia della V Repubblica: nel 2002 astensione al 28,4%. C'è poi un senso di impotenza di fronte alla guerra in Ucraina. Le Pen aggredisce la Nato, promettendo (come l'inseguitore Jean-Luc Mélenchon, leader dell'ultra-gauche cresciuto pure lui fino al 17,5%, terzo) di far uscire Parigi dall'Alleanza che sta inviando armi a Kiev. Una ragione in più per far saltare la mosca al naso alle cancellerie europee, visto il ruolo globale della Francia che fino al 30 giugno presiede l'Ue. Il processo di dé-diabolisation è però quasi ultimato: più che una pericolosa dittatrice, pare l'Orso Abbracciatutti. Nel comizio c'è infatti aria di quella «ouverture» già applicata da Sarkozy nel 2007. Spira anche per Macron, che non esclude Pécresse nel governo in caso di riconferma, puntando ad avere subito i suoi voti. La neogollista si aggrappa allo slogan «né immobilismo né estremismo», ma continua ad accumulare frasi boomerang. L'ultima ieri, contro Macron: non è di destra, dice Pécresse, visto che il leader di En Marche ha citato Hollande nell'unico comizio. Per BleuMarine, ulteriore buona notizia. «Se i francesi vanno a votare, Macron sarà battuto», assicura Jordan Bardella, reggente del Rn.

La leader Rn ha lasciato a lui la testa del partito, concentrandosi su un'offerta presidenziale apparentemente meno marcata a destra: il brand è lei stessa, aperta agli scontenti dei 5 anni di «Macronie», venissero pure dalla gauche; cosa quasi certa in un secondo turno contro Macron.

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