Anziché fare norme penali per difendere Israele e gli ebrei dal razzismo meglio accogliere Israele in seno all'Unione europea, mediante un Trattato con cui Israele diventa uno stato (e una nazione) associata all'Ue, come per la Norvegia e in futuro per il Regno Unito. Si può stabilire un collegamento della Banca centrale e di Israele in una banda di oscillazione ristretta fra euro e shekel di Israele. Ragioni etiche, culturali, politiche, economiche rendono pressoché naturale questa «associazione». Gesù Cristo è sepolto a Gerusalemme, la capitale originaria del Cristianesimo ma anche della religione ebraica. E, non a caso, San Paolo ha poi trasferito la capitale del cristianesimo nella capitale politica, economica e morale dell'Europa di allora, Roma. L'Ue ha radici cristiane, nel Vangelo e nella Bibbia, ossia la fonte religiosa ebraica Queste radici, per malinteso laicismo, non sono state poste nel preambolo del trattato fondativo Ue, in cui, invece, in apertura, si riporta una frase riferita alla democrazia dell'antica Grecia. A Roma nacque, nel 1958, il Mercato comune europeo con la firma di Adenauer e De Gasperi, entrambi leader democristiani, regista il liberale De Martino.
Il trattato Ue e l'euro sono stati concepiti sulla base dei principi neo liberali di Ordo e dell'economia sociale di mercato. Una teoria politico-economica neo liberale con ispirazione cristiana «irenica», perché unisce i valori comuni del cristianesimo, del socialismo umanitario e del liberalismo come teorizza Muller Armack, capo scuola storico dell'economia sociale di mercato. I vantaggi economici e scientifici reciproci sono enormi, dato che anche Israele ha tecnologie avanzate nel settore agro alimentare, nel risparmio energetico, nella sanità, nell'elettronica e nella gioielleria. Ed esporta solo prodotti di qualità producibili in una nazione piccola con limitate economie di scala e importa materie prime, di cui l'Europa ha una ampia produzione come il petrolio (in Medio Oriente) e prodotti di qualità di industrie di massa.
Israele - secondo i dati di Economic complexity index (Eci) del 2017 ha un Pil di 350 miliardi di dollari, esporta per 49 miliardi e importa per 63. Dall'Europa importa per 13 e vi esporta per 4.
Il volume e la qualità di scambi con fra Israele ed Europa e lo squilibrio che ne emerge a suo danno indica chiaramente che un raccordo stretto può dare reciproche opportunità economiche e tecnologiche, oltre che legami politici e culturali.
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