Persino l'"Unità" sfratta la Schlein. "Il tempo è finito, ridacci il Pd"

Duro editoriale del direttore Sansonetti, che chiede le dimissioni: "L'apice della non esistenza con la guerra in Medio Oriente"

Persino l'"Unità" sfratta la Schlein. "Il tempo è finito, ridacci il Pd"
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Stavolta è l'Unità a fare la festa al Pd. O meglio, è il direttore del quotidiano Piero Sansonetti a chiedere le dimissioni della segretaria Elly Schlein (nella foto). Lo storico giornale della sinistra italiana vuole la testa della leader dem. Sia chiaro: nel fondo che Sansonetti verga oggi sulla testata fondata da Antonio Gramsci la parola «dimissioni» non compare. Ma si tratta soltanto di un dettaglio. Anche perché è difficile non pensare alla richiesta di un cambio alla guida del Nazareno quando leggiamo, testualmente, che «ora serve proprio un gesto di grande responsabilità. Da parte della segretaria e da parte dei vari dirigenti e delle tante anime del partito. Non c'è tempo da perdere. Il Pd non può restare in sonno. Va rimesso in pista, deve tornare nel gorgo della lotta politica. Con Schlein questo non è possibile».

Schlein si faccia da parte, insomma. Questo è ciò che scrive l'Unità in prima pagina, in un editoriale dal titolo che lascia poco spazio alle interpretazioni: «Cara Schlein, il tempo è finito: ridacci il Pd che serve all'Italia». E bisogna dire che Sansonetti è tutt'altro che tacciabile di «intelligenze con il nemico». Il giornalista ha cominciato a lavorare per l'Unità nel 1975, quando il giornale era l'organo ufficiale del Pci. L'attuale direttore è stato in forza al quotidiano fino al 2004, arrivando a diventare vicedirettore e condirettore. Da lì il passaggio a Liberazione, la testata di Rifondazione Comunista. Quindi le Cronache del Garantista e Il Dubbio. Poi Il Riformista e il ritorno a l'Unità del nuovo editore Alfredo Romeo. Con un giornale che non è più l'organo ufficiale del Pd, ma che resta progressista.

«Elly Schlein è segretaria del Pd da otto mesi. Finora la sua segreteria non ha prodotto nulla. Il Pd oggi è un partito fantasma», è l'attacco del fondo di Sansonetti. E ancora: «L'unica battaglia che ha combattuto, e perso, è quella per il salario minimo. Che poi non è stata una iniziativa del Pd. Il Pd si è limitato ad accodarsi ai 5 Stelle». L'Unità parla della segretaria come di «una parlamentare priva di storia politica, di esperienza e di conoscenza politica, del tutto estranea alla vita del partito, e che fino a questo momento si è mostrata incapace di esprimere una qualsiasi linea politica». Giudizi affilati e una presa d'atto: «Nessuno riesce neppure a immaginare quale idea di paese abbia l'onorevole Schlein». Il Pd è descritto come un partito «ridotto a una ameba. Al nulla del nulla». Quello di Sansonetti non è un attacco che arriva dal campo «riformista». È una bordata da sinistra, dove fa più male. Sansonetti, molto critico con Israele, scrive che «l'apice della non esistenza (del Pd, ndr) è stato raggiunto in queste settimane» con la guerra in Medio Oriente. Ebbene, annota l'Unità, «di fronte a tutto questo il Pd ha scelto la sua linea: il silenzio».

Emerge il ritratto di un Pd allo sbando, mentre la «destra estrema - erede del Msi di Almirante - ha preso il potere e lo gestisce più o meno in perfetta solitudine».

Sansonetti si allinea alle critiche di Vincenzo De Luca e liquida l'esperienza della Schlein come un tentativo di «togliere potere ai vecchi dirigenti del Pd per promuovere un piccolo circolo, forse volenteroso, ma del tutto inadeguato». E se lo dice l'Unità dobbiamo crederci.

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