San Paolo. Più Marx e meno Adam Smith. Ad essere sintetici è questa la summa del pensiero del neo presidente del Perù, Pedro Castillo, insediatosi lo scorso 28 luglio alla guida del Paese andino. Cinque i punti cardine del suo discorso programmatico. Primo, redigere una nuova costituzione per cestinare l'attuale del 1993, troppo pro mercato. Secondo, pensionare la troppo colonialista «Casa di Pizarro», da sempre il palazzo da dove hanno governato i leader peruviani e che sarà trasformato in un museo. Terzo, aumentare le cosiddette «ronde contadine», organizzazioni di difesa delle comunità che hanno cominciato a funzionare in Perù dagli anni '70 per garantire «a modo loro» la sicurezza, amministrare la giustizia e risolvere ogni tipo di problema. «Dobbiamo espandere il sistema delle ronde in Perù, che non è altro che la popolazione organizzata. Promettiamo di crearne laddove non esistono e di includerli nel sistema di sicurezza statale dei cittadini», ha tuonato il maestro 51enne Castillo, membro storico delle «ronde» che lui vede come una sorta di milizia di partito anche se non lo dichiara pubblicamente. Quarto punto del primo discorso presidenziale, l'espulsione entro 72 ore dei «delinquenti» stranieri. Come intenda farlo e soprattutto chi siano questi cosiddetti «delinquenti» però non lo ha spiegato. Poi, dulcis in fundo e bontà sua, il maestro che ama le ronde ha garantito il rispetto della proprietà privata. Se questo è la summa del Castillo pensiero, di certo c'è che il braccio di ferro tra falchi e colombe nel partito marxista-leninista Perù Libre del neopresidente che governerà il Perù sino al 2026 è stata vinta dal suo segretario generale, il filocastrista Vladimir Cerrón. La dimostrazione del trionfo dei falchi è che Castillo ha scelto come presidente del consiglio dei ministri del suo governo il deputato Guido Bellido Ugarte, un 41enne ingegnere che come il neopresidente non ha nessuna esperienza politica alle spalle. Difensore dell'inserimento nella vita politica dei terroristi di Sendero Luminoso (gruppo che uccise 32mila persone negli anni 70 ed 80 nel Paese andino), Bellido Ugarte è anche uno strenuo difensore della dittatura cubana. Oltre ad essere vicino a Cerrón, il presidente del consiglio è diventato noto per le sue dichiarazioni a favore del consumo massiccio della foglia di coca, avendo come modello da seguire la Bolivia di Evo Morales che ieri, a mo' di battuta, ha salutato l'insediamento di Castillo con questa frase testuale «evviva, un altro presidente terrorista!».
Al pari di Cerrón, il deus ex machina del nuovo corso politico peruviano, anche Bellido si oppone alle compagnie minerarie di rame nel sud del Paese ed è favorevole alla grazia per Antauro Humala, il fratello dell'ex presidente Ollanta Humala, finito in galera per aver guidato una rivolta in cui sono morti 4 agenti di polizia, sempre nel sud del Perù.
Lo scorso maggio la giustizia peruviana aveva aperto un'inchiesta proprio su Bellido per il reato di apologia del terrorismo, dopo che lui aveva dichiarato al canale televisivo Inka Vision: «Il Paese un disastro e ci sono stati peruviani che erroneamente hanno preso una strada ma che hanno i loro diritti. Cos'avete contro i senderisti?».
Con queste premesse e nonostante all'Economia abbia messo una colomba, è persino una buona notizia che l'altroieri la borsa di Lima sia crollata di appena il 6% e che la moneta locale, il sol, abbia superato la barriera psicologica di 4 soles per un dollaro. Del resto il futuro del Perù è il marxismo e non resta che fare tanti auguri a Castillo, Bellido e, naturalmente, a Cerrón.
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