Più Thatcher, meno socialismo

C' è una lezione per l'Italia dalla recenti elezioni inglesi: quando la destra propone le stesse ricette economiche della sinistra, gli elettori preferiscono l'originale.

Più Thatcher, meno socialismo

C' è una lezione per l'Italia dalla recenti elezioni inglesi: quando la destra propone le stesse ricette economiche della sinistra, gli elettori preferiscono l'originale. E magari i conservatori non arrivano a votare a sinistra (però molti sì) ma si astengono oppure dirottano sui liberali, sui verdi, e cosi via. La sconfitta non è stata così disastrosa come la stampa italiana ha raccontato: del resto Johnson, per le sue coraggiose e giuste posizioni sull'Ucraina, è inviso ai nostri putinisti di sinistra e di destra. Ma il colpo c'è stato, e il crollo di collegi da sempre conservatori certifica che qualcosa non va. Possono aver giocato i cocktail in pieno lockdown, ma l'elettorato conservatore ha voluto anche inviare un segnale e dire, «cari conservatori, se volete imitare i laburisti, sappiate che a noi non piace». In effetti, dall'aumento delle tasse a quello della spesa pubblica, all'assistenzialismo fino a forme vere e proprie di dirigismo, la politica economica del governo si è avvicinata molto al modello laburista: ha giocato la pandemia, che ha costretto tutti i governi, indipendentemente dal loro colore politico, a forme di socialismo. Ma ammesso fossero ricette necessarie, ora basta. E questo deve valere anche per l'Italia. Se sul piano della nostra collocazione atlantica è bene che sinistra e centrodestra siano d'accordo, esse devono restare ben distinte sull'economia. Il centrodestra, i moderati, i conservatori, devono riprendere una filosofia di stampo liberale, che riduca le tasse per spingere la produttività, che stimoli gli spiriti animali degli imprenditori e del capitalismo, che riduca e non aumenti a burocrazia, il dirigismo, lo statalismo e la pianificazione, siano questi di marca nazionale o europea. Che limiti l'assistenzialismo, e che, naturalmente, predisponga un piano di taglio della spesa pubblica. Una filosofia, appunto, che inviti gli italiani a lavorare e ad arricchirsi, non a ingozzarsi di bonus. Invece la stagione sovranista fa ancora assomigliare molte forze del centrodestra a partiti vetero-socialisti: ma una politica collettivista resta sbagliata anche se è promossa da chi si dichiara conservatore. Allo stesso modo, la critica contro la «globalizzazione» ci pare sia andata troppo oltre: quando in area centrodestra si sentono discorsi alla Varoufakis o alla Piketty, c'è da preoccuparsi.

Cosi come la polemica contro il «liberismo»: ma chi l'ha mai visto in Italia? Reagan e Thatcher sono invecchiati? Forse, ma ancora più vetuste sono le ricette economiche che i due leader conservatori fecero a brandelli. Più Thatcher, hanno urlato gli elettori inglesi a Johnson. Sarebbe bene che il grido di dolore fosse sentito anche da noi.

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