Centinaia di lettori del Giornale da Abano sentono il Cavaliere in viva voce, al telefono da Arcore. E la previsione di Silvio Berlusconi è un vero e proprio auspicio. Quando il direttore Alessandro Sallusti lo interroga sul futuro, il leader di Forza Italia è chiarissimo: «Cosa sta succedendo? Una cosa molto semplice: questi che sono al governo e Parlamento non vogliono andare a casa; molti grillini, poi, non hanno un impiego e quindi sono attaccati alle poltrone. Non vedo elezioni subito ma sono certo che molti dei 5 stelle hanno capito che in quel partito non hanno più futuro. Mi auguro quindi che possano lasciare quel partito, fare dei nuovi gruppi parlamentari e sostenere un governo di centrodestra». Un nuovo esecutivo, quindi, con una pattuglia di «responsabili» grillini. «Questa è la mia speranza e mi auguro che possa capitare. In questo modo - aggiunge - non ci sarà più una minoranza che governa una maggioranza». Si sanerebbe così, agli occhi del Cavaliere un vulnus all'attale democrazia: un governo retto da una parte che non corrisponde ai desideri della maggioranza degli italiani. E, come sempre, la maggioranza è moderata e non di sinistra.
Ed ecco la differenza «ontologica» tra i moderati e i sinistri: «Lo Stato, per noi, non è l'origine dei nostri diritti ma è lo strumento per difenderli. Per noi, lo Stato ha pochi e limitati compiti: garantire la libertà e la sicurezza. Non può colpire i cittadini con l'oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria come invece fa adesso con il governo delle quattro sinistre. Il più a sinistra della storia repubblicana».
Il Cavaliere è felice: «Sono contento che mi abbiate chiamato», il suo esordio. Poi: «La vostra presenza conferma che il nostro non è un giornale ma una comunità, costituita da un ottimo direttore, da ottimi giornalisti e da straordinari elettori. Fate un'informazione davvero libera. E anche io mi sento parte di questa bella comunità». Il Giornale è da sempre fuori dal coro: «Il Giornale è un caso unico da quando è nato fino ad oggi. Ha sempre cantato fuori dal coro. Il Giornale non è un partito ma ha idee che dichiara con onestà e trasparenza. Ecco perché è diverso dagli altri che fingono equidistanza ma sono pieni di propaganda. Siamo onesti, scrupolosi nel dare notizie, sinceri e coraggiosi nei commenti, senza paura delle reazioni degli altri. È l'unica voce che racconta l'Italia liberale, cattolica, garantista, l'Italia alla quale cerco di dare espressione nella politica. L'Italia migliore: seria, concreta, moderata, di gente che non si aspetta assistenza ma solo di essere messa nella condizione di vivere e lavorare in serenità».
Poi, l'editore Berlusconi spiega che editore è stato ed è: «Combattiamo una battaglia insieme, noi in politica, il Giornale sulle idee. Non abbiamo interferenze reciproche. Ho preteso che il Giornale fosse libero nelle sue battaglie. Io e la mia famiglia abbiamo sempre garantito la più assoluta libertà. Spesso un titolo del Giornale mi ha creato problemi politici ma è giusto così. Il Giornale è libero. Ma c'è affinità morale tra noi. Da sempre».
Rievoca il fondatore e maestro Montanelli: «Non fu operazione imprenditoriale, fu un'operazione in perdita ma non potevo lasciar morire l'unica voce contro la sinistra. E non ho mai smesso di essere grato a Indro per quanto aveva fatto negli anni del comunismo, del terrorismo, del compromesso storico. E sono grato a tutti i direttori succeduti». E i lettori applaudono.
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