Nel giorno dell’esordio di Draghi in Senato, il ministero della Salute finalmente capitola. Dopo richieste disattese, dopo silenzi lunghi mesi, dopo ricorsi al Tar, guerre legali e sentenze, il dicastero di Speranza pubblica sul suo sito il "piano segreto" anti Covid diventato ormai oggetto mitologico. Lo rende noto non per dovere di trasparenza, ma solo per ottemperare ai giudici amministrativi. Nel merito, infatti, gli uomini di Speranza ritengono di essere nel giusto e minacciano già di impugnare la sentenza.
Quando le vicende partono da lontano è sempre doveroso un piccolo riassunto. Come ricostruito nel Libro nero del coronavirus (clicca qui), tra gennaio e febbraio dell’anno scorso, quando Sars-CoV-2 sembra solo un innocuo virus cinese, la task force creata da Speranza si accorge che il piano pandemico nazionale, mai aggiornato, non basta ad affrontare l’emergenza. Vengono così avviati alcuni studi e il 12 febbraio Stefano Merler, un matematico della fondazione Kessler, presenta i suoi numeri al Comitato Tecnico Scientifico. Il resto è storia ormai quasi nota. Merler prevede migliaia di morti e di contagi, i dati sono drammatici. Così il Cts crea un gruppo di lavoro allo scopo di mettere a punto un “Piano nazionale sanitario in risposta ad una eventuale emergenza pandemica da Covid-19”. La prima bozza viene presentata con tanto di slide a Speranza già il 20 febbraio, cioè a poche ore dal caos di Codogno. Poi il lavoro viene aggiustato, analizzato dal Cts e infine approvato agli inizi di marzo. Nessuno, in Italia, ne saprà nulla: non saranno noti i numeri contenuti all’interno, rimarranno un mistero le azioni di risposta ipotizzate. Gli esperti infatti ne dispongono subito la riservatezza assoluta.
In realtà tutto sarebbe rimasto nei segreti cassetti di viale Lungotevere Ripa o della Protezione Civile se Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione e membro del Cts, non ne avesse rivelato l’esistenza in una ormai famosa intervista. Ad aprile inizia così una storia fatta di silenzi, smentite, piste false. Tutti si fiondano a derubricare il “piano” a semplice “studio”. Molti confondono le acque scambiando il “Piano” con i calcoli di Merler. E quando giornalisti o parlamentari chiedono una copia del documento, sia Speranza che il Cts oppongono un muro di gomma. Ad agosto due deputati, Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, producono un accesso agli atti per poter leggere il dossier. Prima non ottengono risposta, poi fanno ricorso al Tar e allora scatta la guerra legale. Il dicastero si difende, risponde nel merito, si oppone al ricorso: dice di non avere l’atto, che non è un piano pandemico, che non gli compete, rimanda alla Presidenza del Consiglio. Poi però lo scorso 22 gennaio perde: i giudici costringono il ministero della Salute a "consegnare" entro 30 giorni il "documento richiesto".
Oggi la parola fine (o quasi). In una lettera inviata a Bignami e Gemmato, un ignoto dirigente dell’Ufficio di gabinetto ha trasmesso il "Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19" (leggi qui). Cioè il "piano segreto" agognato. Dopo tanto penare, il ministero fa sapere di averlo pubblicato anche sul suo sito "unitamente agli altri atti preparatori del procedimento” che hanno portato alla nascita del nuovo piano pandemico. Il comunicato ufficiale risale al 26 gennaio, dunque dopo la sentenza, e l’ultimo aggiornamento è di ieri: all'interno c'è anche il link per trovare il documento. Insomma: ormai il “piano segreto” non è più segreto. E tutti possono finalmente leggerlo. Il ministero, però, non ci sta e promette (ancora) battaglia: procederà comunque "ad impugnare la sentenza, ritenendola non esente da vizi".
Piccola domanda: a che pro sperperare altri soldi pubblici in avvocati e sentenze, se ormai il "Piano l’avete pubblicato?
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