Diciotto mesi dopo la scoperta dell'Fbi di un piano per rapirla, riportarla a Teheran e condannarla all'impiccagione, il Dipartimento di Giustizia americano annuncia di aver arrestato tre persone che puntavano a uccidere, sul suolo americano, Masih Alinejad, giornalista e attivista politica anti-regime, ora a Brooklyn, dopo la fuga dall'Iran, prima a Londra e poi negli Usa. Con i suoi capelli al vento, la sua attività di reporter, con la prima foto senza velo pubblicata su Facebook nel 2014, dando vita a una possente campagna contro l'hijab obbligatorio sui social network, Masih Alinejad è diventata un simbolo contro l'oppressione della Repubblica islamica, che Teheran intende eliminare a tutti i costi. Per questo il regime ha commissionato l'assassinio. I tre uomini accusati di «omicidio su commissione» sono l'iraniano Rafat Amirov, il ceco Polad Omarov e l'azerbaijano Khalid Mehdiyev, appartenenti a un'organizzazione criminale dell'est europeo, «I ladri nella legge». L'eliminazione avrebbe dovuto essere realizzata da Mehdiyev, 23 anni, arrestato lo scorso luglio con un fucile d'assalto AK-47 davanti alla casa di Masih. Era stato pagato 30mila dollari. «Questa faccenda finirà oggi, fratello», diceva Omarov in un messaggio ad Amirov il 27 luglio.
Dando la notizia degli arresti, dal suo account twitter, attraverso il quale, da anni, denuncia con video, fotografie e racconti di prima mano gli abusi del regime iraniano, Masih esorta gli iraniani: «Non smettete mai di combattere». «Possiamo portare la Repubblica islamica all'umiliazione e alla distruzione». «Le Guardie rivoluzionarie islamiche conducono queste operazioni terroristiche da quaranta anni. La Repubblica islamica è l'Isis con il petrolio».
A proposito della scoperta del piano per eliminarla: «È stato scioccante - ha detto al Nyt - Ma non ho paura per la mia vita». «I miei eroi sono donne iraniane coraggiose che stanno guidando una rivoluzione progressista, donna, vita, libertà, per sbarazzarsi di questo regime terrorista».
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