Lo chiamava «zio» e di quel giovane si fidava, al punto di allontanarsi con lui, convinto forse di andare a prendere un gelato, ma certo di tornare presto a casa. Invece dietro a quel ventisettenne dal volto buono si nascondeva il mostro che l'ha rapito e ucciso.
Si sta dipanado la nebbia attorno al giallo della sparizione di Mauro Romano, scomparso un pomeriggio di 43 anni fa da Racale, paesino della provincia di Lecce. Il pm della procura Stefania Mininni, che ha riaperto l'inchiesta dopo un'istanza presentata dai genitori del bambino, che allora aveva soltanto sei anni, ritiene di aver individuato in queste ore l'uomo, oggi settantenne, che avrebbe sequestrato il piccolo, portandolo via dall'abitazione dei nonni a bordo in un'automobile o più probabilmente di un Apecar.
Era il 21 giugno del 1977 e da allora di Mauro non si è saputo più nulla, nonostante i tentativi dei genitori, Bianca Colaianni e Natale Romano, che non si sono mai dati per vinti. Hanno cercato in ogni modo di far luce sul Cold Case e arrivare alla verità, per quanto tragica potesse essere.
La svolta sarebbe arrivata per caso, dopo l'istanza presentata dall'avvocato Antonio Maria La Scala, presidente di Gens Nova, a nome del papà e dalla mamma di Mauro, che hanno chiesto di riaprire le indagini sulla scia dell'arresto avvenuto qualche mese fa di Antonio Scala, un pedofilo sessantanovenne di Taviano, paese vicino a Racale.
L'anziano era finito in manette a febbraio per violenza sessuale aggravata e continuata su cinque minori e diffusione di materiale pedopornografico. A dicembre erano state effettuate anche una serie di ricerche in un pozzo di un terreno dove il pedofilo abusava dei bambini. E questo deve aver scosso ulteriormente i coniugi Romano. L'uomo era stato catturato dopo la denuncia di una mamma, il cui figlio sarebbe stato abusato, come gli altri coetanei, in un capannone. Nell'occasione si è accertato che l'anziano era stato anche l'autore di una serie di telefonate anonime giunte proprio a casa dei genitori di Mauro a pochi giorni di distanza dalla sua scomparsa.
Scala chiedeva ai parenti del bimbo trenta milioni di vecchie lire in cambio della restituzione del figlio. Il pedofilo potrebbe essere collegato alla vicenda ma sarebbe estraneo al rapimento di Mauro, pur avendo la stessa età dello «zio», l'amico di famiglia su cui ora si sono concentrati i sospetti della Procura di Lecce.
Il silenzio di certo non ha aiutato a ritrovare il piccolo, che venne visto per l'ultima volta dal fratello di quattro anni più grande e da tre amichetti in vico Immacolata, fuori da casa dei nonni, dove i due ragazzini erano stati lasciati dai genitori, che erano dovuti andati a un funerale in Campania.
Al sequestratore proprio in questi giorni si è arrivati interrogando diverse persone e ieri anche Bianca Colaianni e Natale Romano sono stati convocati di nuovo in Procura e ascoltati dal magistrato per fornire altri dettagli utili all'inchiesta.
Il pedofilo, invece, nel corso dell'interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere e non aveva voluto aiutare i carabinieri ad arrivare al sequestratore di Mauro, nonostante reiterate richieste della famiglia, logorata da un mistero lungo quarantatré anni. E questo lascia pensare che nella vicenda sia in qualche modo implicato. Bisognerà ora valutare a quale titolo.
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