Troppo impegnati a invocare la laicità della scuola quando si trattava di rimuovere i crocifissi dalle aule o impedire a Benedetto XVI di parlare a La Sapienza, hanno finito per trasformare le università italiane in moschee.
Dopo la preghiera islamica e il sermone svolto venerdì scorso dall'imam Brahim Baya all'Università di Torino, ieri lo stesso imam ha dato appuntamento al Politecnico di Torino per la «preghiera del venerdì» con un invito raffigurante una moschea su cui sventolava la bandiera palestinese e una piazza occupata dalle persone in preghiera. Non appena si è diffusa la notizia di una nuova preghiera islamica da svolgersi in un'università italiana è arrivata la richiesta di diffida dal rettore del Politecnico di Torino Stefano Paolo Corgnati: «In pieno coordinamento con la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, venuto a conoscenza dell'annuncio di svolgimento della preghiera islamica del venerdì presso la sede centrale del Politecnico, ha immediatamente provveduto a inviare richiesta al Prefetto e al Questore di Torino di diffida dallo svolgere funzioni e attività presso le sedi dell'Ateneo nei confronti delle autorità religiose eventualmente coinvolte». Così è arrivato il divieto a svolgere la preghiera, una decisione che ha portato l'Imam ad affermare: «C'è una islamofobia da parte del governo, passando per l'università e i giornalisti. Trovo questa decisione incostituzionale e contro i principi di libertà religiosa della nostra Costituzione». Silvia Sardone, candidata della Lega alle elezioni Europee, ha provato a girare un video al di fuori dell'Università. Il fine era quello di spiegare quanto accaduto con il sermone. Ma l'esponente del Carroccio è stata insultata e non solo, tanto che i deputati torinesi della Lega parlano di una vera e propria aggressione da parte degli studenti.
Comunque, visto che l'imam tira in ballo la Costituzione, di sicuro non rispetta i principi costituzionali né la legge inneggiare alla Jihad e alla guerra santa in un'università occupata come avvenuto giovedì con un sermone in cui Baya ha parlato di: «Un jihad che vediamo in Palestina nella sua più importante più palese manifestazione. Un jihad compiuto da donne, da uomini da bambini».
D'altro canto l'imam in questione, dal 7 ottobre in avanti, attacca Israele e, solo pochi giorni fa, parlava dal palco del Salone del libro di Torino di «stato paria». Il suo sermone ha suscitato la dura reazione del Ministro dell'Università Anna Maria Bernini che ha chiesto un'immediata presa di distanze al rettore dell'Università di Torino che in una nota ha espresso: «piena condanna dell'accaduto» rimarcando «il carattere di laicità dell'istituzione universitaria». Lo stesso rettore di UniTO Stefano Guena in un'intervista a la Stampa si è però lasciato andare a dichiarazioni molto meno nette affermando: «L'imam in facoltà? Chi occupa fa entrare e intervenire chi vuole» salvo poi annunciare che lunedì terminerà l'occupazione e invitare l'imam «ad asternersi in futuro da altre iniziative» analoghe.
Per il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti è «inaccettabile un ateneo trasformato in Moschea» Anche la comunità ebraica parla di un fatto «gravissimo». Negli ultimi giorni nelle università italiane stiamo infatti assistendo a un salto di qualità; la protesta contro Israele con posizioni antisioniste (e spesso antisemite) si è trasformata in un aperto elogio all'islam, prima con l'occupazione del rettorato dell'Università di Torino annunciata con la kefiah in testa, la bandiera palestinese e la scenografia da video islamico, poi con la preghiera nell'androne dell'ateneo.
Una cosa è certa: nel 2007 ci fu un appello firmato da 67 docenti de la Sapienza per impedire a Benedetto XVI di parlare, un'onta che l'università italiana si porterà per sempre dietro, oggi non leggeremo nessun appello per impedire che gli atenei si trasformino in una moschea. L'odio per l'Occidente passa anche da qui.
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