"La politica attira gli odiatori Ogni pazzo può essere eletto"

Lo psichiatra: «La formazione nei partiti era un filtro Clima reso aggressivo da antiberlusconismo e grillini»

"La politica attira gli odiatori Ogni pazzo può essere eletto"

Roma «Non è da oggi che l'odio ha trovato cittadinanza in politica, nel nostro paese: basti pensare a come è stato combattuto per 20 anni Silvio Berlusconi. Oggi poi sono arrivati movimenti come i Cinque Stelle a mettere il carico da undici con il loro linguaggio aggressivo, con il vituperio dell'altro eletto a sistema politico». Ad analizzare il clima di esasperazione dello scontro politico, nel cui contesto possono maturare anche episodi estremi come quello di Macerata, è Stefano Ferracuti: psichiatra, docente alla Sapienza di Roma ed esperto di psichiatria forense.

Professor Ferracuti, l'aspirante stragista di Macerata era finito anche in lista con la Lega. Cosa ci dice questo?

«Che non ci sono più filtri: un tempo dovevi frequentare un partito per anni e fare una lunga trafila politica per essere candidato, e i partiti erano comunità vivevano insieme Ora basta vedere chi mettono in lista i grillini per capire che il primo che passa può finire eletto, squilibrati inclusi».

Che idea si è fatto dei moventi del gesto criminale di questo Luca Traini, e del suo contesto?

«Vedo un'impressionante analogia con analoghi episodi stragisti firmati in Europa dai lupi solitari dell'Isis. Al posto dell'esaltato islamico c'è uno sfigato di Macerata, ma il meccanismo è lo stesso: una personalità borderline e antisociale, con probabili disturbi, che trova giustificazione ed esaltazione in una ideologia che tende a scaricare tutte le colpe su un presunto nemico: qui i neri invasori, lì gli infedeli occidentali. Ma i meccanismi mentali e le biografie dei soggetti sono simili»

Esiste il problema dei «mandanti morali» che da posizioni di leadership politica legittimano atti simili?

«Dipende da che intendiamo per mandanti. Esiste il fatto che, lavorando su certi sentimenti di rifiuto e alimentando lo scontro sociale, si raccolgono consensi e voti. Lo fa la Lega, lo fanno i Cinque Stelle, che non a caso sul tema immigrazione hanno una linea di grande ambiguità, perché il loro bacino elettorale è contiguo a quello leghista, mentre quelli di Forza Italia e del Pd sono diversi. Non è un caso che chi fa leva su questi sentimenti fa leva anche sull'anti-europeismo. Ma l'Italia è un paese vecchio e conservatore che ha una ridotta capacità di assorbimento di un fenomeno epocale come l'immigrazione: non siamo culturalmente attrezzati a tollerare tutta questa diversità. E mancano investimenti e politiche di lungo respiro per fronteggiarlo e per assorbire le tensioni sociali che crea. I media poi non contribuiscono a migliorare il clima».

In che senso?

«Stamattina ho contato sette pagine del Corriere della Sera su questa vicenda, per fare un esempio: non è che stiamo esagerando? C'è un mezzo matto che, sull'onda di un fatto tragico di cronaca nera si arma e spara all'impazzata agli immigrati: basta questo per dire che sta tornando il fascismo? Non è che in questo modo gli si regala un'aura di nobilitazione ideologica che finisce per esaltarlo e per scatenare meccanismi di emulazione?».

E cosa andrebbe fatto, a suo parere?

«Io credo che la cosa migliore sia disinnescare subito il fenomeno. Le faccio un esempio: nel 1927, Mussolini subì un attentato, un colpo di pistola sparato da un'anziana irlandese, Violet Gibson. La reazione del regime fu assai furba: anziché gridare al complotto e alla condanna esemplare, la dichiarò matta e non processabile e la rispedì in patria. Tutto finì lì.

Ecco: spero che i magistrati resistano alla tentazione del processo esemplare contro il razzismo nazi-fascista, prendano atto che si tratta di uno sfigato mezzo matto e la chiudano lì, disinnescando il caso. Altrimenti ne faranno un prigioniero politico e ce lo ritroveremo arruolato in Casapound a fare proclami».

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