La polmonite è soltanto la punta dell'iceberg. Per molti è fatale un'embolia: ok all'eparina

L'Aifa dà le linee guida. Via allo studio specifico sull'uso dell'anti coagulante

Il capitano Gennaro Riccardi mostra una boccetta di Eparina durante la conferenza stampa dei carabinieri
Il capitano Gennaro Riccardi mostra una boccetta di Eparina durante la conferenza stampa dei carabinieri

Dopo quasi due mesi di no stop nei reparti Covid, i medici si sono fatti un'idea precisa sull'infezione: la polmonite è solo la punta dell'iceberg della malattia. Quella che in realtà si scatena, nei casi più gravi, è una tempesta infiammatoria che coinvolge più organi.

E la morte dei pazienti non avviene necessariamente per asfissia, ma molto spesso è provocata da un'embolia. Tant'è vero che nei reparti Covid si usa sempre più spesso l'eparina, fluidificante del sangue a basso peso molecolare.

L'agenzia del farmaco Aifa ha preso atto di queste terapie sempre più utilizzate e sollecita «l'urgente necessità di studi randomizzati che ne valutino efficacia clinica e sicurezza». Con il Covid si scopre tutto sul campo di battaglia, ma è necessario scrivere un protocollo che chiarisca alcuni punti: per quali pazienti è eventualmente raccomandabile? A quali dosaggi e in quali forme? La commissione tecnico scientifica dell'Aifa raccomanda ai medici di «valutare caso per caso».

E ha anche approvato uno studio specifico, condotto da Filippo Drago, direttore Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania e da Pierluigi Viale, direttore Malattie infettive al Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, per valutare gli effetti della somministrazione di dosi medio-alte di eparina per prevenire eventi trombo-embolici e per curare quelli già in atto. Si attende ora il via libera del comitato etico dell'Istituto Spallanzani di Roma. «I dati preclinici - spiega Filippo Drago - ci dicono che il Sars-Cov-2 si lega all'eparina endogena, quella prodotta dal nostro corpo, inattivandola. C'è quindi la necessità di supplementare l'eparina dall'esterno con una molecola come l'enoxeparina. L'uso di questo tipo di medicinale è già previsto nelle linee guida dell'Oms anche per i pazienti Covid, come preventivo di eventi tromboembolici».

Ma il punto ora è un altro. «Il problema è diverso - spiega Drago - perché abbiamo l'impressione, supportata dalle autopsie, che questi pazienti muoiano non tanto per insufficienza polmonare grave quanto per eventi tromboembolici. Somministrando enoxeparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite».

Il virologo dell'università Statale di Milano, Pasquale Ferrante, direttore sanitario dell'Istituto clinico Città Studi, fa notare come Covid-19 rompa gli schemi dei tradizionali approcci terapeutici usati finora nella lotta ai virus. L'esperto passa in rassegna gli approcci che vengono messi in campo a seconda del tipo di paziente che ci si trova davanti e dello stadio in cui si trova.

E anche lui, fra le armi a disposizione cita, «l'enoxaparina, che viene somministrata per combattere la microembolia polmonare nel processo infiammatorio-degenerativo dei polmoni. Ovviamente però - sprona - cerchiamo di usare il tutto cum grano salis».

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