"Posso io avere sparato?". Le carte del caso Pozzolo

"Era bianco e catatonico". Il racconto dei fatti di Capodanno messo a verbale da Delmastro accusa il parlamentare Fdi

"Posso io avere sparato?". Le carte del caso Pozzolo
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Dice a verbale Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia: «Pozzolo è venuto vicino a me, bianco in volto e completamente sotto shock, mi diceva posso io aver sparato?", due o tre volte. Era catatonico». Ribatte al Giornale Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d'Italia: «Non mi intendo di esperienze catatoniche. Sicuramente dopo che partì quel colpo rimasi spaventato. Forse però anche Andrea si spaventò: perché quella frase io non l'ho mai detta. Le pare che uno in un frangente del genere si pone domande retoriche?».

Adesso che l'inchiesta sul famoso sparo di Capodanno tra i monti biellesi di Rosazza è chiusa, e che per Pozzolo la Procura di Biella si prepara a chiedere il processo per lesioni colpose, nel film confuso di quella notte la sequenza chiave si sposta di qualche minuto. Non sull'istante dello sparo, quando dalla piccola calibro 22 di Pozzolo parte il colpo che ferisce Luca Campana, genero del caposcorta di Delmastro, Pablito Morello. Ma sui comportamenti di Pozzolo nei momenti successivi, quando più di un testimone lo descrive con parole simili a quelle del sottosegretario. Era semplicemente sconvolto del ferimento, avvenuto con la sua pistola? O se ne deve dedurre che a fare fuoco era sicuramente stato lui?

Sulla dinamica dello sparo, le posizioni sono cristallizzate. Gli unici testimoni oculari diretti sono Pozzolo, la vittima e il caposcorta Morello. Pozzolo ai carabinieri arrivati a Rosazza dice che la pistola gli era caduta dalla giacca: «Qualcuno prendendo in mano il revolver ha caricato, alzando il grilletto, e provocato l'espulsione di un proiettile». Morello: «Gli ho detto togli sta cosa" facendogli gesto di riporre la pistola in modo sicuro, ma proprio quando ho intimato a Pozzolo di mettere via la pistola mi sono reso conto che è partito un colpo». Campana, la vittima: «Pozzolo ha continuato a maneggiare la pistola sul tavolo, ricordo solo un gioco di mani.. A quel punto ho sentito il rumore di un colpo di pistola e un piccolo dolore alla gamba sinistra. Ero sinceramente incredulo, ho guardato Moreno e Pozzolo e li ho visti pietrificati».

La parola di uno contro la parola degli altri due, legati da rapporti da parentela: e se a sparare non fu Pozzolo, non può essere stato che Morello o la vittima (che nega di avere toccato l'arma, ma che un testimone dice di avere visto con la pistola in mano). Un quadro opaco, contestabile. Così, inevitabilmente, lo sguardo si sposta su quanto accade dopo, mentre Campana viene soccorso e urla contro Pozzolo, «non voglio morire ho trentun ani e due figli, pezzo di merda mi hai sparato», e Morello sposta la pistola su una mensola. Cosa fa, in quei momenti, Pozzolo? Quali sono le sue reazioni?

Valentina Morello, moglie del ferito: «Aveva lo sguardo fisso nel vuoto». Maverick Morello, il fratello: «Aveva lo sguardo fisso nel vuoto». Davide Zappalà, assessore a Biella: «A me sembrava lucido». Luca Zani, anche lui assessore: «Una espressione pietrificata». La moglie di Zani: «Ho visto Pozzolo come se fosse in trance».

E poi ci sono Delmastro, il vecchio amico e compagno di partito di Pozzolo, che interrogato l'8 gennaio dal pm ribadisce che lui al momento dello sparo era fuori a fumare. Quando rientra, «il ferito era disteso a terra, cosciente, ed esclamava perché l'hai fatto, perché mi hai sparato?", rivolgendosi a Pozzolo, ma Pozzolo non gli rispondeva». Poi gli si avvicina e, secondo Delmastro, gli dice quella frase, «posso io aver sparato?». É l'identica frase, che dice di aver sentito Francesca Gromo, moglie del sottosegretario. Ribatte ora Pozzolo: «Il tenore era ben diverso, ma secondo te io ho preso la pistola e ho sparato?"».

Infine ci sono i testimoni, quasi tutti colleghi o parenti del caposcorta, che dicono che Pozzolo quella sera aveva bevuto, «era brillo», «in stato di ebbrezza».

Il deputato nega, «avevo passato la sera con figli e genitori, si può immaginare». Comunque, «non mi sembra di ricordare che quello fosse un party analcolico. E se fosse vero chi era lì per garantire la sicurezza di Andrea non sarebbe prontamente intervenuto?».

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