"Pregiudizi verso Berlusconi. Il giudice Esposito era ostile"

Le conclusioni del giurista britannico Starmer sulla condotta dell'ex giudice che condannò il Cavaliere

"Pregiudizi verso Berlusconi. Il giudice Esposito era ostile"

Un pregiudizio, bias nell'originale inglese, nei confronti di Silvio Berlusconi. Scrive proprio così Keir Starmer, oggi leader del partito laburista dopo la disastrosa esperienza di Jeremy Corbyn, ma in passato avvocato di successo e per cinque anni, dal 2008 al 2013, direttore del Crown Prosecution Service, in sostanza superprocuratore generale del Regno Unito, anche se le equivalenze fra sistemi giudiziari diversi sono molto difficili.

Dunque, un giurista di altissimo livello. Fra il 2013 e il 2014, Starmer entra nella task force di esperti che preparano il ricorso alla Corte di Strasburgo contro la condanna del Cavaliere per frode fiscale.

E il 25 settembre 2014, quasi sei anni fa, l'avvocato Starmer, che lavora nel celeberrimo studio Doughty Street Chambers, lo stesso di Amal Clooney, firma una memoria in cui denuncia il pregiudizio del giudice Antonio Esposito verso Berlusconi. Il documento, di cui si è parlato lunedì sera a Quarta repubblica su Rete 4, é un altro tassello del dossier raccolto a suo tempo dalla difesa del Cavaliere contro il verdetto della sezione feriale della Cassazione guidata da Esposito.

L'attuale numero uno della sinistra britannica ha letto le testimonianze date da Domenico Morgera, Michele D'Ambrosio, Giovanni Fiorentino, i tre dipendenti di un hotel di Ischia che avevano avuto a che fare con Esposito e avevano raccolto i suoi giudizi affilatissimi contro il Cavaliere: estratti video dei loro interrogatori sono stati mostrati da Nicola Porro per la prima volta lunedì sera. Starmer studia dunque quelle deposizioni e altri documenti, poi arriva alle sue conclusioni: c'era «una profonda ostilità e un pregiudizio del dottor Esposito nei confronti del richiedente», Silvio Berlusconi, e le «prove» di questo pregiudizio sono proprio le testimonianze delle persone che sono state messe a verbale e inviate alla Corte.

Insomma, ci sono gli elementi che potrebbero portare a una riapertura e rilettura del caso.

A cominciare dall'audio del giudice Amedeo Franco, componente del collegio, che qualche mese dopo il verdetto bussa alla porta del Cavaliere e gli esprime tutto il proprio disagio per quella condanna che ha firmato ma in cui non si riconosce.

Purtroppo Franco è morto prima che Strasburgo scongelasse i faldoni, ma la questione resta attuale. E la memoria del professionista fa capire l'ampiezza delle indagini difensive condotte dai legali del Cavaliere nel tentativo di ribaltare quel verdetto che ha segnato la vita politica di Berlusconi e ha determinato la sua decadenza da senatore.

A quanto sembra, anche la procura di Napoli ha aperto un fascicolo per verificare i racconti dello chef, del cameriere e del bagnino dell'hotel Villa Svizzera, frequentato da Esposito fra il 2007 e il 2010. Tutti e tre ricordano che Il giudice, magistrato dal linguaggio colorito, definì Berlusconi «una chiavica».

Non proprio un complimento, da accostare a tutte le altre tessere del puzzle. «Che questa vicenda - afferma Gian Domenico Caiazza, presidente dell'unione delle camere penali - sia stata seguita con un'attenzione inusitata, che qualunque altro cittadino non avrebbe avuto una tempistica di questo genere, lo dobbiamo dire con onestà, poi sarà la Corte a pronunciarsi». Esagerazioni? «La sentenza di primo grado - insiste Caiazza - è del 26 ottobre 2012, poi l'8 marzo 2013 ecco la sentenza d'appello e ad agosto la Cassazione.

Non ho mai visto questa tempistica per un reato tributario». Una corsa contro il tempo, sul filo della prescrizione, fino alla condanna che ora viene messa in discussione e su cui, prima o poi, Strasburgo si pronuncerà.

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