Il pressing del Colle su Matteo e Giuseppi. Mattarella non può escludere il voto anticipato

Mediazione difficile, pronti a ogni scenario. Covid al centro del discorso di fine anno

Il pressing del Colle su Matteo e Giuseppi. Mattarella non può escludere il voto anticipato

E stavolta poca politica. Quasi niente. «Il 97 per cento dell'intervento - fanno sapere dal Colle - sarà dedicato al Covid, con le sue conseguenze sanitarie e sociali, alla ripresa economica e ai vaccini». Sono queste infatti, e non le liti di Palazzo, le cose che ora interessano alla gente e di cui parlerà domani sera Sergio Mattarella. Speranze, prospettive, soldi europei in arrivo, nuove «armi» mediche a difesa di un popolo che vuole essere rassicurato. La verifica di governo può attendere, tanto la crisi non si aprirà prima di gennaio. Nel caso, è già pronto uno schema di emergenza: se il premier cade, prima di sciogliere le Camere il capo dello Stato vedrà se si può mettere in piedi un'altra maggioranza, e come. Operazione considerata «difficilissima». Ma tranquilli, nessuna perdita di tempo, «non c'è un piano B», l'eventuale giro d'orizzonte sarà rapidissimo.

Il discorso del presidente è alle ultime limature. Intanto Mattarella non resta certo a guardare la liquefazione giallorossa, anzi si è già portato avanti con il lavoro. Ha ricevuto nei giorni scorsi Matteo Renzi, ha discusso con Giuseppe Conte, ha scandagliato i diversi abissi del Pd, è rimasto in contatto con Mario Draghi, ha tenuto i fili con le cancellerie europee. Nei suoi colloqui ha esercitato garbate pressioni e mediazioni pazienti, su Renzi perché si calmi e su Conte perché si decida a cedere qualcosa in più, a «condividere» le scelte e le responsabilità perché, come ha detto una settimana fa, il Recovery Fund è «un'occasione che non possiamo perdere». Dopo la Befana, a legge Finanziaria in salvo, si vedrà che cosa succede, quanto forte tirerà il vento della crisi.

Gli scenari previsti, se nessuno dei contendenti farà un passo indietro, sono tre. Il governo potrebbe presentarsi in Parlamento sfidando Italia Viva e sperando nell'aiuto di qualche responsabile. Oppure, Conte potrebbe rimettere il mandato aprendo la crisi per cercare di essere reincaricato: un rimpastone con ampio spazio a Iv, magari con il premier ridimensionato e ingabbiato da due vice di peso come Di Maio e Orlando. Terza ipotesi, un gabinetto di salute pubblica per il Recovery guidato da Draghi, sempre che si convinca. E c'è un quarto scenario, che al Quirinale dicono di considerare il più probabile, che porta al voto anticipato.

Tutto ciò resterà fuori dal discorso del presidente. Mattarella parlerà quando gli italiani si metteranno a tavola, per un cenone ridotto e triste, e cercherà con loro il modo migliore per chiudere un anno da dimenticare. Un 2020 in cui tutti noi siamo stati travolti da «una doppia crisi», sanitaria ed economica, e dalla quale ancora non riusciamo a uscire. Adesso però abbiamo «delle speranze concrete». I vaccini innanzitutto: il capo dello Stato, che conta su «una diffusione e una distribuzione generalizzata», dagli schermi tv inviterà i cittadini ad avere «fiducia nella scienza» e a sottoporsi al trattamento. Sarà severo con i no-vax, perché questo è il momento della «solidarietà» e non si può mettere a rischio «la sicurezza generale» per qualche forma di «egoismo».

E, sul piano economico, la speranza si chiama Recovery.

Nei giorni scorsi il presidente ha spiegato come, per non buttare a mare 209 miliardi, serva «una governance efficiente» e una classe politica «capace di progettare e di fare scelte coraggiose». In attesa di trovarle, la gente comune, quella che ha resistito al virus, deve continuare a dimostrarsi un popolo. Un popolo forte.

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