Aumenta la pressione diplomatica internazionale per evitare un'escalation tra Iran e Israele, mentre il segretario di stato americano Antony Blinken avverte il G7 che l'attacco di Teheran e di Hezbollah contro lo Stato ebraico potrebbe avvenire nelle prossime ore. Secondo tre fonti anonime citate da Axios, il titolare di Foggy Bottom ha spiegato in un incontro virtuale con gli alleati che «per gli Usa, Iran ed Hezbollah reagiranno entrambi», ma Washington «non conosce il momento esatto degli attacchi» o la forma che assumeranno.
Gli Stati Uniti, ha precisato stando alle medesime fonti, «sperano di fermare l'escalation convincendo Iran ed Hezbollah a limitare i loro attacchi e a frenare qualsiasi risposta israeliana», e Blinken «ha chiesto agli altri ministri degli esteri di unirsi a questa spinta facendo pressione sui tre». Mentre il presidente Joe Biden ha visto il team per la sicurezza nazionale e ha sentito il re di Giordania Abdullah II. I titolari delle diplomazie del G7, invece, dopo il colloquio di domenica sera hanno «espresso profonda preoccupazione per l'innalzarsi del livello di tensione in Medio Oriente, che minaccia di innescare un conflitto allargato nella regione».
Nella nota congiunta hanno lanciato un «appello a tutte le parti alla moderazione e ad impegnarsi in maniera costruttiva per una de-escalation» come ha detto anche il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller. «Nessun Paese o nazione ha da guadagnare da un'ulteriore escalation», hanno affermato i ministri degli esteri di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Usa con l'Alto rappresentante Ue. E il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su X ha ribadito che «lavoriamo per un cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi, intensificare l'impegno umanitario nella Striscia. Faremo il possibile per arrivare alla pace». Intanto Israele ha confermato l'informazione di Blinken secondo cui l'attacco di Teheran potrebbe iniziare entro le prossime 24 ore, ma da Gerusalemme - ha spiegato Ynet - ritengono che non sia possibile prevederlo con precisione. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant nel frattempo, dopo aver avvertito che «se osano attaccarci pagheranno un prezzo alto», ha parlato con il capo del Pentagono Lloyd Austin per informarlo «sugli sviluppi della sicurezza nella regione e sulla prontezza dell'Idf a difendere Israele dalle potenziali minacce poste dall'Iran e dai suoi delegati».
Gallant «ha discusso una serie di scenari e le corrispondenti capacità difensive e offensive», ha riferito il suo ufficio, precisando che il ministro «ha espresso il suo apprezzamento ad Austin per lo stretto coordinamento militare e strategico con gli Stati Uniti, incluso l'attuale e futuro dispiegamento delle capacità militari americane e i cambiamenti di posizione della forza in difesa di Israele». Oltre a sottolineare «l'importanza della leadership Usa nel formare una coalizione di alleati e partner per difendere Tel Aviv e la regione da una serie di attacchi aerei». Subito dopo l'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh il 31 luglio, Washington ha inviato ulteriori forze militari in Medio Oriente in previsione di rappresaglie, pur insistendo sul fatto che si tratta di un dispiegamento «difensivo».
Anche il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha sentito Gallant, sottolineando su X che «l'Italia continua a lavorare per favorire il dialogo, stemperare la tensione ed evitare una gravissima e pericolosa escalation».
Sempre ieri, come hanno riferito le forze armate israeliane, «il capo del Comando centrale degli Stati Uniti, generale Michael Erik Kurilla, è arrivato nel paese» e ha visto il capo di stato maggiore, tenente generale Herzi Halevi: i due «hanno tenuto una valutazione congiunta della situazione su questioni strategiche e di sicurezza».
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