
Uno scherzo da prete per confondere la Procura. L'Ong Mediterranea Savings Human getta nello stagno politico un sasso bello grosso: «Qualcuno spiava il nostro cappellano usando un malware», senza citare il software Graphite della società israeliana Paragon Solution, al centro della spy story. L'opposizione chiede che il premier Giorgia Meloni riferisca in aula. «Palazzo Chigi si permette di spiare illegalmente un sacerdote tra i più conosciuti molto vicino a Papa Francesco», tuona Matteo Renzi sui social, seguito a ruota dalla leader Pd Elly Schlein e dalla sinistra che parla di «vicenda inquietante».
A scoprirlo sarebbero stati i ricercatori di The Citizen Lab dell'Università di Toronto che collabora con Mediterranea. Nel mirino di Paragon ci sarebbero un centinaio di attivisti e giornalisti di 15 diversi Paesi dell'Unione europea, tra cui il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, il manager di Mediterranea Beppe Caccia (indagato con Casarini a Ragusa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina), alcuni attivisti sudanesi che si occupano di profughi e il libico Husam El Gomati (di cui ha parlato più volte il Giornale), il libico che ha messo su Telegram i documenti di alcuni nostri 007 e che ha pubblicato le foto dell'arrivo in Libia del criminale di guerra Almasri.
La spiegazione più plausibile è quella già anticipata da Gian Micalessin sul Giornale una decina di giorni fa. A essere spiato non era (solo) don Mattia ma soprattutto uno dei sudanesi legati a Mediterranea, vale a dire David Yambo che secondo gli inquirenti della Procura di Palermo usava almeno un cellulare intestato al sacerdote mentre - dicono le indagini rivelate dal nostro quotidiano - «trafficava con alcuni favoreggiatori» su come e dove «allocare clandestini sul territorio italiano», un rischio che visto l'allarme terrorismo la nostra intelligence non sottovaluta affatto. Sono indagini, giova ricordare, iniziate nel maggio del 2024, quindi ben prima della mancata consegna di Almasri, frutto di un cortocircuito tra Procuratore generale di Roma e Corte d'Appello sulla «irritualità» del suo arresto invece perfettamente regolare.
Il documento che Il Giornale è in grado di pubblicare è datato 6 maggio 2024, si far riferimento ad alcune utenze in uso a Yambo e ad altri due sudanesi (tutti bersagli di Paragon, indagati nella stessa inchiesta palermitana ad eccezione di Casarini) ma intestate ad altri soggetti estranei come don Ferrari, in passato minacciato via social (ha indagato la Procura di Modena) dall'account Migrant Rescue Watch dietro cui ci sarebbe un personaggio legato ai servizi segreti di diversi Paesi.
L'utenza intercettata da questo malware è la stessa a cui fa riferimento la Procura di Palermo? «Pensare che Meta sia in grado di intercettare Paragon è fuori discussione, qualcuno sapeva cosa cercare e come dirlo per far scoppiare il caso», dice una fonte dell'intelligence. Certo, non sappiamo se i pm siciliani usino il software, potrebbe farlo la polizia giudiziaria usata per queste indagini, che come appare evidente hanno a che fare con la sicurezza nazionale. È stato spiato il Papa? Plausibile, d'altronde, la posizione del Pontefice sull'immigrazione è nota, come il suo appoggio a Mediterranea che è stata anche finanziata dalla Santa Sede. «Se fosse così sarebbe gravissimo», dicono dall'opposizione, anche se a sinistra c'è chi suggerisce di tenere toni bassi - da più parti si invocano le dimissioni del sottosegretario Alfredo Mantovano - di fronte al rischio che dietro questo gioco al massacro ci sia un attacco ben orchestrato contro il nostro Paese da parte (forse) di intelligence straniere a cui non piace il ruolo dell'Italia nello scacchiere nordafricano.
Intanto Casarini, che non risulta indagato a Palermo in questo filone scoperto dal Giornale, ha parlato per oltre due ore con gli investigatori del Centro operativo per la cybersicurezza della Polizia a Palermo, su delega della procura siciliana e di Napoli (che ha aperto un
fascicolo dopo la denuncia di Cancellato). È lui ad accostare la vicenda dello spionaggio ad Almasri e «alle inchieste sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, finite sulle prime pagine di un giornale». Il nostro.
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