Prodi e il piano anti-Schlein: arruolare Franceschini per rottamare la leader del Pd

Decisivi i parlamentari fedeli all'ex ministro

Prodi e il piano anti-Schlein: arruolare Franceschini per rottamare la leader del Pd
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La lotteria del toto-federatore. La guerriglia riformista contro Elly Schlein. E ora i sospetti sul video della tirata di capelli di Romano Prodi alla giornalista Lavinia Orefici. Ma non solo: spuntano anche i distinguo della sinistra dem vicina alla segretaria sulla proposta di Dario Franceschini di dare ai figli il solo cognome della madre.

Dietro l'accerchiamento di cui è vittima la leader da qualche mese, secondo i boatos, c'è proprio il Professore. Una manovra a tenaglia che parte da Prodi, coinvolge Paolo Gentiloni e arriva a Franceschini. L'obiettivo dei cattodem, che vedono nell'ex premier il loro ispiratore, è quello di portare dalla propria parte l'ex ministro della Cultura, che alle primarie del 2023 è stato l'artefice decisivo del successo di Schlein contro Stefano Bonaccini. Un ribaltone che - grazie alla pattuglia dei parlamentari franceschiniani della corrente Area Dem - metterebbe Schlein in minoranza nel partito, modificando gli equilibri interni. Con l'effetto di un commissariamento, di fatto, della leader. Insomma, il cervello delle trame interne per commissariare la segretaria, impedendole di diventare candidata premier, sarebbe il professore di Bologna. Il cui attivismo è aumentato a dismisura negli ultimi mesi. Tra le altre cose, mercoledì a Bruxelles, Prodi ha incontrato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Il motivo? Rilanciare il vecchio progetto prodiano dell'Università del Mediterraneo, che consiste nell'istituzione di una trentina di università paritarie, con sedi tra le città dei paesi che si affacciano sulla sponda Sud e su quella europea del Mediterraneo. «Il peso finanziario maggiore non può che essere europeo», ha spiegato lo stesso ex presidente della Commissione europea, raccogliendo l'apertura di Metsola.

Intanto, dopo le scuse a metà di Prodi, continua il giallo sul video, trasmesso da DiMartedì, che ha dimostrato il contatto fisico tra l'ex premier e la cronista di Mediaset. Secondo le indiscrezioni, a passare il filmato alla trasmissione non sarebbe stato un giornalista. Sospetto che alimenta i dubbi su una «manina» annidata al Nazareno. Il confronto tra la minoranza dem, con Prodi dietro le quinte, e l'area vicina a Schlein ormai è quasi a viso aperto. Mentre la segretaria tace, arriva la presa di distanza della vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo. «Lisciare i capelli a una giornalista è un gesto che si sarebbe dovuto evitare», dice. Poi parla di maschilismo nel Pd e aggiunge: «Certi atteggiamenti paternalistici non aiutano». Gribaudo stoppa anche il ddl Franceschini sul cognome della madre.

Un'idea che ha innescato diversi retropensieri tra gli schleiniani, che sospettano che la trovata dell'ex segretario sia stata più che altro un modo per attirare i vertici dem nella trappola di un dibattito sugli eccessi del woke, con tanto di prevedibili attacchi contro il Nazareno da parte del centrodestra. Un complotto nel complotto.

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