La profezia sul governo: "In autunno sarà un Vietnam"

La campagna elettorale e le fibrillazioni per la manovra di fine anno rischiano di mandare all'aria il governo: "Il copione è già scritto. Con qualche pretesto..."

La profezia sul governo: "In autunno sarà un Vietnam"

Il caos d'estate non lascia tranquillo il premier Mario Draghi che, nonostante le rassicurazioni e l'ottimismo di circostanza, sa benissimo che il malessere diffuso tra la base del Movimento 5 Stelle e tra le fila della Lega potrebbero portare a uno strappo. Per ora Matteo Salvini si è limitato a degli avvertimenti, mentre Giuseppe Conte avrebbe escluso l'appoggio esterno ma deve fare i conti con un pressing sempre più insistente. Un mare in tempesta che non lascia presagire nulla di buono in vista dell'autunno.

La profezia sul governo

Dopo l'estate arriveranno mesi molto impegnativi, delicati e cruciali per le sorti del Paese: un passaggio che in molti definiscono "politicamente pericoloso". In effetti le mine non mancano: con l'avvicinarsi delle elezioni politiche nella primavera del 2023 c'è da aspettarsi che i partiti di maggioranza saranno meno fedeli ai compromessi, più intransigenti su delle mediazioni che potrebbero finire per scontentare il proprio elettorato.

Non solo: dal punto di vista economico bisognerà affrontare il nodo importantissimo della manovra di fine anno. Il timore è che le scelte di Bilancio possano rappresentare "le forche caudine" che ostacoleranno il governo e le forze di maggioranza. Come riferito dal Corriere della Sera, un autorevole ministro del Partito democratico è sicuro: "Il copione è già scritto. Sarà un Vietnam. D'altronde quando si avvicinano le elezioni ogni partito è meno propenso ai compromessi".

Lo stesso atteggiamento potrebbe essere assunto dal presidente del Consiglio. "Se qualcuno pensa che Draghi lascerà Palazzo Chigi con i conti italiani in disordine, deve capire che piuttosto lui consegnerà le chiavi e dirà 'fate voi'", assicura chi è vicino a Draghi. Il sospetto è che qualche partito possa trovare "qualche pretesto" per evitare la stretta di autunno.

I partiti vorranno presentarsi con forza e determinazione in Consiglio dei ministri, ma lo scenario prospettato da alcuni esponenti di governo è che il premier Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco "si chiuderanno in una stanza e ne usciranno con la manovra già scritta". Dunque bisognerebbe aspettarsi "un percorso blindato" che innescherebbe più di qualche malumore in maggioranza.

I timori del Colle

Il contesto che si è venuto a creare preoccupa il Quirinale, che teme uno scossone politico di una portata tale da provocare la fine anticipata della legislatura. Se al momento non c'è ancora stato uno strappo è anche grazie al Colle: La Repubblica scrive che a Conte è stato fatto capire che pure il solo appoggio esterno potrebbe significare crisi di governo. Senza poi affidarsi a formule politiche: si andrebbe dritti al voto. Eppure gira voce che il M5S possa rompere entro fine mese.

La tesi è che bisogna garantire stabilità soprattutto nel pieno di una crisi internazionale, di una guerra in corso. Secondo La Stampa l'intervento del presidente Sergio Mattarella ha gettato acqua sul fuoco, con la responsabilità indicata come condizione indispensabile. Allo stato attuale nessuna forza sembra voler adottare il pugno duro, ma l'evolversi delle dinamiche politiche potrebbe ovviamente cambiare tutte le mosse e portare a conseguenze inevitabili.

Le mine in Parlamento

Siamo sicuri che si arriverà a fine anno? La domanda sorge spontanea se si considerano i livelli di tensione raggiunti nelle ultime ore. Su tutti pesano le voci su presunte telefonate di Draghi a Beppe Grillo per cacciare Giuseppe Conte dal Movimento 5 Stelle. Indiscrezioni smentite da Palazzo Chigi, ma su cui l'avvocato vuole fare chiarezza. Magari attraverso un faccia a faccia con l'attuale presidente del Consiglio.

In Parlamento non mancano tematiche su cui si potrebbe arrivare a uno strappo. Il centrodestra ha messo i paletti contro lo Ius scholae e la legalizzazione della cannabis: per Forza Italia bisogna evitare questioni così divisive; Matteo Salvini ha chiesto lo stop dell'iter in Parlamento dei provvedimenti. Anche perché, fa notare Il Giorno, il Partito democratico non rinuncia alle sue bandiere (come il ddl Zan): lecito da parte di un partito, la cui agenda delle priorità però non combacia perfettamente con quella dell'esecutivo Draghi.

In casa M5S ci sono diversi fronti aperti. Occhi puntati sul decreto Aiuti che, tra le altre cose, contiene una norma che getta le basi per la realizzazione del termovalorizzatore a Roma tanto disprezzato dai grillini.

Se fosse posta la fiducia si aprirebbe un grande problema per Draghi, con i 5 Stelle che potrebbero sfilarsi a stretto giro. Idem su un possibile nuovo invio di armi all'Ucraina. Tappe politiche che rischiano di mandare all'aria il governo.

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