"Promemoria straziante" per un'Europa che tergiversa

Michel scuote i 27. Ma per il nuovo "Patto" servirà un altro anno

"Promemoria straziante" per un'Europa che tergiversa
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Un «promemoria straziante». Così il presidente del Consiglio europeo Charles Michel definisce l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo; stavolta al largo di Pylos, sud della Grecia. Il finale tragico fa gridare Michel al «porre fine al business dei trafficanti». E pure stavolta le immagini scuotono le coscienze: di chi però, nell'Ue, ancora tergiversava sulla revisione del Patto immigrazione e asilo; perfino dopo la tragedia di Cutro.

È toccato quindi a Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione, dire ieri all'Europarlamento che il dossier migranti è cima all'agenda, e che il 29 e il 30 giugno il Consiglio europeo prenderà decisioni a Bruxelles: «Finora abbiamo ottenuto risultati, fatto azioni concrete per contrastare l'immigrazione irregolare, sui rimpatri, contro la tratta, e stiamo lavorando per realizzare corridoi sicuri e intanto sosteniamo i Paesi extra-Ue», spiega. Ma le morti continuano. E l'emergenza pure. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, oltre 400 caduti in mare nel primo trimestre 2023. Fermo al palo per quasi due anni, il nuovo «Patto» torna prioritario per i 27, anche per spinta dell'Italia (che ha incassato aperture da Berlino e insiste sulla «dimensione esterna», intervenire cioè nei Paesi di transito più che gestire gli approdi o piangere a posteriori le morti). C'è però da essere poco ottimisti sui tempi: per costruire il puzzle servirà almeno un anno. La cornice è stata appena abbozzata al vertice in Lussemburgo dei ministri dell'Interno. Roma è intanto in prima linea per dar seguito al memorandum Ue-Tunisia, che il governo vuol vedere firmato prima del Consiglio europeo di fine mese. Non senza ostacoli. Ma oltre alle difficoltà col regime tunisino, sulle regole dell'immigrazione ci sono quelle tra i due co-legislatori, Consiglio e Parlamento Ue. La mancata convergenza tra i due organismi è uno dei problemi. Ecco perché ieri all'Europarlamento anche la ministra svedese Jessika Roswall, in rappresentanza della presidenza di turno di Stoccolma del Consiglio dell'Ue, dopo aver ricordato la missione di Meloni e Von der Leyen a Tunisi, ha lanciato un monito all'assemblea: meno chiacchiere e più condivisone degli obiettivi comuni. Cutro e Pylos hanno (ri)aperto gli occhi pure a quei Paesi europei che fino a pochi mesi fa sembravano non voler vedere l'emergenza; perché in fondo era l'Italia a doverla gestire, e al massimo si dava a Roma qualche incentivo economico. Oggi la situazione viene invece considerata «inaccettabile e insostenibile» dalla presidenza svedese, che invita tutti e due i decisori a riformare in fretta la legislazione: «Prima delle prossime elezioni dell'Europarlamento». Un anno. «Dobbiamo continuare a lavorare insieme per prevenire simili tragedie», twitta Ursula Von der Leyen. Il Commissario Sefcovic ritiene che il Patto per la migrazione «in itinere» sarà un passo importante per regolare i flussi. E pure lui insiste sull'Europarlamento affinché faccia la sua parte: «È un settore nel quale possiamo decidere a maggioranza qualificata in Consiglio europeo, ma occorre l'accordo dell'altro co-legislatore, siamo a una svolta, adesso dobbiamo concretizzare».

Sefcovic annunciato che Von der Leyen scriverà una lettera ai capi di Stato e di governo sul tema migrazioni prima del Consiglio europeo: «Dobbiamo restare aperti al compromesso». L'Ue è con l'Italia per bloccare l'esodo. Ma per investire in stabilità del Maghreb bisogna prima trovare un accordo. Anzitutto con Tunisi.

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