Bene che va, se ne parlerà a gennaio o febbraio del 2025. Ed è anche per questa ragione che il rilancio di Antonio Tajani sullo Ius scholae in un'intervista a Repubblica non apre crepe visibili in una maggioranza che sulla questione ha notoriamente posizioni molto distanti. Forza Italia è per la cittadinanza ai ragazzi immigrati che abbiano completato almeno un ciclo e mezzo di studi (elementari e medie e due anni di superiori), quindi - di fatto - anticipandola dai 18 ai 16 anni. La Lega è sempre stata scettica e l'innesto di Roberto Vannacci non può che rafforzare una posizione di contrarietà. Mentre Fratelli d'Italia ha avuto negli anni scorsi aperture, ma oggi non ha alcuna fretta di riaprire la questione. Un po' perché evidentemente divisiva all'interno della maggioranza, un po' per non lasciare troppi spazi a destra alla Lega.
Forza Italia accelera e guarda al Pd con cui sul punto ci sono diverse convergenze, ma gli alleati stanno ben attenti a dispensare critiche. Il leader della lega Matteo Salvini si limita a dire che lo Ius scholae «non è una priorità» e «non è nell'agenda di governo». E che la legge attuale «va bene e non si cambia». Per Fratelli d'Italia parla Raffaele Speranzon, vice capogruppo vicario al Senato. «Non abbiamo un approccio dogmatico ma - dice - entreremo nel merito quando e qualora ci sarà una proposta di legge scritta». Insomma, si vedrà.
Ma una pdl Forza Italia dovrebbe presentarla alla Camera tra settembre e ottobre, anche se non sarà calendarizzata prima di gennaio o febbraio. Dopo altre priorità, a partire dalla legge di Bilancio fino ad arrivare alla riforma della giustizia e al premierato. Insomma, la sensazione che hanno tutti - anche in Forza Italia - è che il dibattito estivo sullo Ius scholae sia destinato a slittare al prossimo anno. In un'intervista a Repubblica della scorsa settimana, l'azzurro Paolo Emilio Russo aveva ipotizzato una riunione con i dipartimenti di Forza Italia a inizio settembre per scrivere «un nostro testo». Poi si è esposto Tajani e sempre ieri il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli, ha ribadito l'intenzione di «affrontare la questione» proprio nel giorno in cui il tema era oggetto di dibattito al Meeting di Rimini. D'altra parte, avrebbe un senso che Tajani voglia anche dare un segnale all'elettorato cattolico che si riconosce nel centro-destra. Uno sguardo a quell'area tra il Pd (a sinistra) e Fdi (a destra) che oggi si sente un po' orfana. Ovviamente, spiega Barelli, «senza alcun inciucio con la sinistra, come qualcuno ha voluto insinuare».
Resta, però, il tema del timing. Perché alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva la Camera sarà impegnata prima con il G7 dei Parlamenti in programma a Verona tra il 5 e 7 settembre e poi con la legge di stabilità, con a seguire riforma della giustizia e premierato. Insomma, che si slitti al prossimo anno per un eventuale confronto parlamentare sullo Ius scholae è altamente probabile. Non è un caso che il vicepresidente della Camera, l'azzurro Giorgio Mulè, sottolinei che «la miglior dimostrazione che il tema è serio e non rimandabile è evitare di farlo finire nell'inevitabile ingorgo delle priorità» di inizio settembre. L'unica possibilità di accelerare su questo fronte è però che il Pd vada avanti con la sua mozione a ora in agenda in commissione Cultura a Montecitorio, ma difficilmente Forza Italia potrebbe convergere su quel testo (forse - e solo forse - votandolo per parti separate).
Sullo sfondo, resta una questione politica più ampia e che coinvolge la maggioranza di governo. L'accelerazione di Forza Italia sui diritti arriva infatti dopo l'intervista di Marina Berlusconi al Corriere della Sera a fine giugno. E a Palazzo Chigi non è passata inosservata la presenza di Pier Silvio Berlusconi nelle interviste tv post Milan-Monza. Anche perché nelle telefonate a tre dalla masseria di Ceglie Messapica (presenti Meloni e Salvini, in collegamento Tajani) l'accordo era di evitare tensioni sullo Ius scholae. Invece niente. Insomma, il timore è che sia in corso una spinta per spostare Forza Italia verso un centro che guardi a un'eventuale ipotesi di terzo polo, ovviamente in Europa sempre ancorato al Ppe.
Non è un caso che due big di Fdi facciano la stessa identica considerazione: «Legittime le richieste di Tajani, ma è curioso che il Pd non abbia mai chiesto di iniziare l'esame in Parlamento delle sue proposte». Come a dire che, dovesse accadere, sarà colpa di Forza Italia.
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