Il pulpito di Travaglio

La nota educanda Marco Travaglio che elargisce lezioni di galateo a Vincenzo De Luca giustifica almeno due cose

Il pulpito di Travaglio
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La nota educanda Marco Travaglio che elargisce lezioni di galateo a Vincenzo De Luca giustifica almeno due cose: l'urgenza di carriere separate anche tra satira e politica (De Luca fa satira, Travaglio ormai fa solo politica) e nondimeno il successo editoriale del titolo «Il mondo al contrario».

Che a monsignor Travaglio Della Casa non piacesse il satiro De Luca era già noto (faccende di querele) e pare corretto, ora, che a esercitarsi in lectio di urbanità sia proprio lui, il secondino, scandalizzato da tutta l'opposizione che non ha difeso con sufficiente nerbo la «stronza» Giorgia Meloni, la quale, nella stessa pagina sul Fatto Quotidiano di ieri, monsignor Travaglio paragonava a Licio Gelli.

Ma dove finiremo (signorino mio) avvitandoci in cotanta «caduta di stile, eleganza e cavalleria»: l'ha scritto sempre lui, l'omino che a proposito dei giornalisti che celebravano Giorgio Napolitano scrisse di «lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati», scrisse della collega Ritanna Armeni «accucciata sotto la scrivania di Bush», di Guido «Bertoléso», il quale «più che trovare posti letto ne ha occupato uno», di Giuliano Ferrara «donna cannone», di Mario Giordano «la vocina del padrone», di altri colleghi (non li nominiamo) che «sguazzano nella merda» e via indietro per 25 anni di low profile, understatement e varia satira per bambascioni qualunquisti che l'ha progressivamente trasformato nell'idolo dei pirla. Oh, non si dicono le parolacce.

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