Pure Emma Bonino e la sua lista +Europa molla il Partito democratico di Matteo Renzi. Tutta colpa di una "interpretazione logicamente surreale e giuridicamente incostituzionale di una norma della legge elettorale" che i dem avrebbero imposto ai radicali.
Salta quindi la coalizione: la lista della Bonino ha iniziato infatto la raccolta firme per presentarsi da sola alle elezioni politiche del 4 marzo. "L'interpretazione è stata richiesta a gran voce dalle opposizioni del centrodestra e ufficializzata dal Viminale", accusano i promotori della lista, Emma Bonino, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, secondo cui "il funzionamento di una democrazia" diventa così "paradossalmente antidemocratico".
Il pasticcio tecnico giuridico riguarda in particolare la necessità per una lista non collegata direttamente a un partito già presente in Parlamento di "certificare" con la raccolta di molte firme il consenso elettorale. Pur di evitare che +Europa rubi voti senza portarli nella coalizione, quindi, il Partito democratico si è quindi detto pronto a dare una mano alla Bonino: "Per il Pd le porte della collaborazione sono sempre aperte", ha detto il vicesegretario dm Maurizio Martina, "Condividiamo insieme a loro l'urgenza di un nuovo e forte impegno europeista e siamo pronti di conseguenza anche alla leale collaborazione organizzativa, garantendo il nostro lavoro per la raccolta delle firme necessarie per ogni circoscrizione. Il punto vero essenziale è volere lavorare insieme, unendo le nostre forze con un accordo politico. Noi ci siamo con convinzione e spero ci siano anche loro".
"La nuova legge elettorale per Camera e Senato prevede (articolo 18-bis del DPR 361/57) che la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l'attribuzione dei seggi nel collegio plurinominale, con l'indicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali compresi nel collegio plurinominale debba essere sottoscritta da almeno 1.500 e da non più di 2.000 elettori", spiegano da +Europa, "Un numero di firme autenticate mostruoso imposto solo alle liste che non godono di una esenzione legata al collegamento coi gruppi parlamentari del parlamento uscente. Questo numero - anche grazie alla nostra iniziativa - è stato ridotto a un quarto per questa prima applicazione della nuova legge elettorale, in virtù del fatto che il disegno territoriale dei collegi è stato ufficializzato appena pochi giorni fa (non avremmo potuto iniziare la raccolta firme su collegi non esistenti). Si tratta comunque di un numero elevato: circa 25mila, divise nei 63 collegi plurinominali in cui è divisa l'Italia. Peraltro, il numero di firme ora richiesto è simile a quello del 2012, quando a raccogliere non senza difficoltà furono M5S (quanto protestò Grillo per quell'obbligo...), Scelta Civica, Fermare il declino e la lista di Ingroia. E nel 2012 la raccolta firme era semplificata e più concentrata, perchè andava realizzata su 26 circoscrizioni, non su 63 collegi diversi".
Oltre al numero delle firme i radicali contestano "la disciplina di presentazione delle liste e delle candidature".
"Questa norma è stata interpretata dal Viminale nel senso di intendere per dichiarazione di presentazione anche i moduli su cui le liste raccolgono le firme e non solo le dichiarazioni con cui le liste depositano le firme raccolte presso gli uffici elettorali circoscrizionali (tra il 35 e il 34 giorno antecedente la data del voto)", sottolineano, "Questo vuol dire che oggi +Europa, in caso di apparentamento con il centrosinistra, dovrebbe scrivere sui moduli i nomi dei candidati nei collegi uninominali concordati tra diverse forze politiche, che non esistono, nè possono esistere, visto che giuridicamente il collegamento tra le liste non matura prima del 42 giorno precedente il voto (cioè il 21 gennaio) e le altre forze politiche, che sono esonerate dall'obbligo di raccolta firme, possono stabilire i candidati comuni nell'imminenza del deposito delle candidature, il 34 giorno prima del voto (cioè il 29 gennaio)".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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