"Putin non sa perdere". Paure, guai e previsioni sul futuro di Vladimir

"Le persone attorno a Vladimir Putin se la fanno sotto. Ma è paura senza rispetto". È una fonte vicina al governo di Mosca a riferire al giornale indipendente online Meduza che aria tira

"Putin non sa perdere". Paure, guai e previsioni sul futuro di Vladimir

«Le persone attorno a Vladimir Putin se la fanno sotto. Ma è paura senza rispetto». È una fonte vicina al governo di Mosca a riferire al giornale indipendente online Meduza, dichiarato «agente straniero» dal governo russo, che aria tira attorno al leader del Cremlino da qualche tempo a questa parte. «Il rispetto ha cominciato a perderlo due o tre anni fa», a partire dalla riforma delle pensioni. Ma ora sembra si stia avvicinando il momento della verità per «Zar» Vladimir. La guerra non procede per nulla bene. Tra le élite al potere a Mosca c'è molta incertezza e la crescente consapevolezza che la guerra in Ucraina può finire male per la Russia, riferiscono fonti raccolte dal britannico Guardian, tra ufficiali della Difesa, membri dell'esercito, alti funzionari, osservatori politici e oppositori politici russi. «Più in alto si va, nell'élite politica, più cresce la disperazione per l'andamento del conflitto», spiega un giornalista della tv di Stato.

Nuove teste saltano ogni giorno ed è in pieno corso la faida dei due «falchi», luogotenenti di Putin, il ceceno Kadyrov e la mente del gruppo Wagner, l'oligarca Prigozhin, contro il ministro della Difesa Shoigu. Soffiando sul fuoco, il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Mykhailo Podolyak, sostiene che Putin abbia perso il controllo dei servizi segreti e che la situazione nella Federazione Russa potrebbe molto probabilmente sfociare in un colpo di stato» e infatti «il personale militare è già detenuto a Mosca», spiega Podolyak, riferendosi alle decine di arresti compiuti nelle ultime settimane.

Ma che succede attorno al presidente e nella sua testa? Che mosse potrebbe intraprendere per uscire dall'angolo? «Putin è una personalità molto distruttiva, metterà le diverse fazioni l'una contro l'altra e vedrà quale sarà il miglior risultato - spiega un ex funzionario del ministero della Difesa al Guardian - Non sa come riparare le relazioni, quindi alla fine qualcuno diventerà sua vittima. Putin vuole solo vedere cosa è meglio per lui e per la guerra in Ucraina».

Il clima attorno al Cremlino - raccontano dietro anonimato uomini vicini al governo russo - continua ad essere di insoddisfazione e paura. Il presidente, già dal Covid, ha ridotto il processo decisionale alla chiacchierata con un ristretto cerchio magico, che negli ultimi anni era limitato ai capi dell'intelligence e adesso si è ridotto ad alcuni fidati membri del Consiglio di Sicurezza. Le decisioni e i discorsi piombano dall'alto a funzionari e ufficiali senza adeguato preavviso. E ancora oggi molte informazioni vengono tenute nascoste al presidente per piaggeria o per paura. D'altra parte, l'arresto dell'ex ministro per lo Sviluppo Economico, Alexey Ulyukayev, nel 2016, per presunte tangenti, è stato un monito per tutti, come continuano a esserlo le teste dei generali saltate a favore dei falchi anti Ucraina.

Eppure, anche in questo clima di paura, il consenso per Putin si sta sgretolando fra gli uomini d'affari e i funzionari di alto livello del governo. «Il presidente non è più capace di dare un'immagine di futuro», riferiscono a Meduza fonti vicine al Cremlino. Colpa delle sanzioni e della crisi economica. Businessmen russi e alti funzionari «stanno perdendo un sacco di soldi e non sanno se il Cremlino li compenserà». In alcune città, tra cui San Pietroburgo, le celebrazioni di Natale e Capodanno sono già state annullate e tutti i fondi precedentemente stanziati per le festività destinati a finanziare i volontari e le truppe mobilitate per la guerra. Diversi governatori hanno dichiarato apertamente di non avere abbastanza denaro per poter sostenere i pagamenti promessi, su ordine di Putin, alle famiglie degli uomini mobilitati, con l'obiettivo di limitare le tensioni sociali.

E il consenso si sgretola anche per colpa della mobilitazione militare parziale. «È stata annunciata ma non era stata preventivata nel budget» e ha aumentato le difficoltà del blocco politico dell'amministrazione presidenziale, tanto che i dati indipendenti rivelano una caduta di consensi per il presidente dall'83% di maggio, giugno, luglio e agosto al 77% di settembre e in generale una caduta dal 67% al 60% tra coloro che ritengono che il Paese stia andando nella giusta direzione, con un 27% (era il 24% ad agosto) che ritiene ci si stia muovendo lungo la strada sbagliata. «La Russia prima della mobilitazione e la Russia adesso sono due Paesi diversi», spiega un consulente politico dell'amministrazione Putin e di diversi governi regionali.

«Ma nessuno lo farà fuori.

È un monumento», dicono i funzionari e dipendenti di alto livello che non credono alla fine di Putin. Il vero problema - dicono diverse altre fonti a proposito dell'avanzata ucraina e delle minacce nucleari del presidente - «è che Putin non sa perdere».

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