Putin, il pugno di ferro sullo storico dei Gulag: 15 anni di colonia penale

L'accusa è di pedofilia. Ma gli attivisti per i diritti umani insorgono: processo politico

Putin, il pugno di ferro sullo storico dei Gulag: 15 anni di colonia penale

Dura condanna contro lo storico che ha contribuito a fare luce sui Gulag staliniani. Il tribunale di Petrozavodsk in Carelia, nel nord-ovest della Russia, ha aumentato da 13 a 15 anni di colonia penale la pena già decisa ai danni di Yuri Dmitriev, tra più noti studiosi dei crimini sovietici. L'accusa è di quelle infamanti: abusi sessuali sulla figlia adottiva, documentati da una serie di foto che la ritraevano svestita.

L'interessato, 65 anni, si è sempre proclamato innocente e a suo favore si sono pronunciati giornalisti, attivisti per i diritti umani e perfino due premi Nobel, come le scrittrici Svetlana Alexievich ed Herta Muller. L'Unione Europea ha parlato di accuse «che sembrano collegate al suo lavoro sui diritti umani e alla ricerca sulla repressione politica». E non c'è dubbio che l'andamento processuale sia stato tale da giustificare più di una perplessità.

Arrestato nel 2016, Dmitriev era stato assolto in primo grado. Dopo un ricorso della Procura discusso in tempi insolitamente brevi era stato poi condannato a 3 anni e mezzo di prigione. Nel 2020, a ridosso della data della liberazione, la condanna era stata portata a 13 anni. Ora il nuovo inasprimento della pena.

Secondo i sostenitori di Dmitriev la contorta sequenza di pronunce giudiziali altro non è che la punizione per aver fatto luce su alcuni dei massacri portati a termine nell'era staliniana. Ma ogni indagine sulle purghe volute dal dittatore georgiano si pone ormai in rotta di collisione frontale con l'odierna politica culturale del Cremlino, che ha «cancellato» gli anni del terrore sovietico, esaltando la vittoria nella Grande guerra patriottica contro il nazifascismo come momento fondante dell'attuale potere russo, ed insistendo sulla sostanziale linea di continuità storica dello Stato.

Sono le stesse motivazioni, che, secondo gran parte degli osservatori, stanno dietro la richiesta di scioglimento di Memorial, la più famosa organizzazione per la difesa dei diritti umani, fondata dal premio Nobel Andrei Sakharov (e di cui Dmitriev era responsabile per la Carelia). Dopo l'avvio della procedura di messa al bando da parte della Procura, la decisione della Corte Suprema di Mosca è attesa proprio per oggi. Secondo le accuse Memorial ha violato le norme sui cosiddetti «agenti stranieri» ricevendo finanziamenti dall'estero. Per la sua attività nel campo dei diritti umani all'associazione viene anche imputato il sostegno a «terrorismo ed estremismo».

Le vicende di Memorial e dello storico Dmitriev chiudono un anno che ha segnato un vero e proprio giro di vite ai danni degli oppositori dell'attuale regime. Secondo la stessa Memorila i detenuti politici hanno abbondantemente superato quota 400, più del doppio che negli ultimi anni della dittatura comunista.

Sempre ieri, uno dei più stimati reporter investigativi del servizio russo della Bbc, Andrei Zakharov, ha rivelato di aver lasciato Mosca e di essersi rifugiato in Gran Bretagna. In ottobre era stato dichiarato «agente straniero», etichetta che in Russia suona particolarmente infamante.

Da allora è stato oggetto di una costante sorveglianza da parte di sconosciuti. Nel recente passato Zakharov aveva indagato sui gruppi di hacker russi protagonisti di attacchi ad aziende internazionali ed era stato sempre lui a rivelare l'esistenza di una presunta figlia illegittima di Vladimir Putin.

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