Se c'è una cosa che bisogna riconoscere a Putin è che è un uomo coerente. Anche e soprattutto nel suo personale delirio, sia esso pratico e dialettico. Chiunque si mette sulla sua strada va eliminato. Fisicamente, vedi Prigozhin o Navalny o tanti altri, o a parole, come qualunque leader si azzardi a mettersi di traverso ai suoi piani. E così, l'ultimo a finire sulla lista nera dello Zar è il segretario della Nato Jens Stoltenberg. Prevedibile ma Putin non si fa sfuggire l'occasione. «Lo ricordo quando era primo ministro norvegese e ancora non soffriva di demenza», ha detto, dopo che il numero uno dell'Alleanza aveva aperto all'uso delle armi occidentali contro obiettivi russi. «Deve capire con cosa sta giocando», ha aggiunto minacciosamente Putin. Ma se lui alza il livello del ricatto, altri da questa parte della cortina stanno riflettendo su cosa fare per contrastarlo in maniera più efficace.
La maggioranza dei Paesi, pur non discostandosi dall'appoggio a Kiev, predica prudenza per evitare il rischio escalation, Italia in primis. Anche gli Usa respingono al mittente la richiesta di Kiev: «Non c'è alcun cambiamento nella nostra politica su questo punto. Non incoraggiamo nè consentiamo l'utilizzo di armi fornite dagli Stati Uniti per colpire all'interno della Russia», ha detto in un briefing il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby. Mentre l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell spiega che «alcuni paesi Ue fino a poche settimane fa erano contrari a permettere all'Ucraina di usare le armi occidentali per colpire obiettivi militari in Russia, adesso hanno accettato di modificare questa limitazione». Attacco di demenza (Putin dixit) o bagno di realtà, Borrell specifica che nessuno forzerà questa decisione. Anche il presidente francese Macron, tra i più forti nel condannare Putin, ha sostenuto il diritto ucraino a difendersi anche colpendo in Russia. «Come possiamo spiegare agli ucraini che devono difendersi senza avere il diritto di arrivare al punto da dove arrivano i missili. Dovrebbe essere permesso e non porterebbe a un'escalation», ha detto monsieur le president. Tanto basta a Putin per rispolverare il suo consueto ritornello fatto di fake news e minacce che così bene sa intersecare. «La costante escalation da parte dei Paesi occidentali potrebbe avere conseguenze, basti ricordare la parità nucleare tra Russia e Usa», avvisa Putin parlando ancora una volta di «passo verso il conflitto in Europa e una guerra globale» nel caso in cui la Nato avesse un ruolo attivo nel conflitto. Mentre il Cremlino, contro ogni evidenza, afferma che l'Ucraina sta utilizzando armi chimiche, Zelensky in Belgio, dove ha incontrato il re e il primo ministro ottenendo la fornitura di 30 caccia F16, ha detto che la limitazione all'uso delle armi è ingiusta e favorisce la Russia. «Dobbiamo sapere che l'Ucraina vuole davvero che la guerra finisca il prima possibile, ma in modo giusto.
Pertanto, le armi sono necessarie per non essere distrutti sulla terra, per non essere occupati», ha aggiunto il leader ucraino, rilanciando la conferenza di pace organizzato in Svizzera a cui, secondo fonti di Wahsington, dovrebbero partecipare anche gli Stati Uniti. Per quello che, al momento, per quanto complicatissimo, sembra l'unico possibile barlume di speranza.
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