Al termine di un interrogatorio di 4 ore, l’eurodeputato dem Andrea Cozzolino è in stato di fermo a Bruxelles nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Il giudice dovrà ora verificare la testimonianza e oggi deciderà se convalidare il fermo o disporre il suo rilascio sotto condizioni o con il regime di braccialetto elettronico.
Era tornato a Bruxelles convinto di aver ormai schivato le manette, dopo che la magistratura belga aveva rinunciato al mandato di arresto europeo. Invece ieri a Andrea Cozzolino, uomo di peso del Pd a Napoli, eletto al Parlamento europeo con una valanga di preferenze nel 2019, i giudici che indagano sul Qatargate fanno una brutta sorpresa. Dopo averlo convinto a lasciare Napoli e a ripresentarsi a Bruxelles per dare spiegazioni sotto le garanzie di una sorta di salvacondotto, lo interrogano per quattro ore e poi lo arrestano. «Monsieur Cozzolino è in stato di fermo», fa sapere alle otto di sera il portavoce della Procura federale.
Il dem ha passato tutta la notte in una camera di sicurezza e solo oggi il giudice deciderà se lasciarlo andare, tenerlo in cella o mandarlo agli arresti domiciliari con un braccialetto elettronico, come il suo compagno di partito (e di lobby occulte) Antonio Panzeri, l’uomo da cui è partita l’inchiesta contro la banda targata Pd che nell’Europarlamento faceva a pagamento gli interessi di regimi come il Qatar e il Marocco. Ma ieri il giudice istruttore Michel Claise ha improvvisamente lasciato la guida dell’inchiesta per l’emergere di «alcuni elementi», spiega la procura belga, che «potrebbero sollevare domande sul funzionamento dell’indagine». Sembra che un figlio avrebbe lavorato per uno degli indagati.
Cozzolino è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, insieme a Panzeri e altre figure di peso dei Socialisti & Democratici, il gruppo europeo di cui fa parte il Pd. Contro di lui le dichiarazioni di Panzeri (che si è conquistato domiciliari e patteggiamento diventando la «gola profonda») ma anche di Eva Kaili, la socialista greca anche lei ai domicilari dopo sei mesi di carcere duro. Il 10 febbraio erano partiti gli ordini di cattura contro Cozzolino e il socialista greco Marc Tarabella, l’italiano (che dopo la «cantata» di Panzeri aveva intuito l’aria che tirava) si era fatto ricoverare in una clinica napoletana. Ma il 16 maggio la Corte d’appello di Napoli ne aveva autorizzato la consegna al Belgio. Cosa sia accaduto dopo non è chiaro, davanti alla prospettiva della consegna i legali di Cozzolino hanno avviato una trattativa con gli inquirenti belgi offrendo spiegazioni e ammissioni in cambio della revoca dell’ordine di cattura. Giovedi Bruxelles ha annullato il mandato di arresto europeo, lo stesso giorno la Corte d’appello di Napoli ha dichiarato estinta la procedura di estradizione e due giorni dopo Cozzolino è tornato in Belgio per preparare l’interrogatorio con i legali.
Ieri, la brutta sorpresa. «Ha risposto a tutte le domande», dicono gli avvocati. Allora cosa è accaduto nelle quattro ore per spingere la Procura a rimangiarsi la promessa e fermare l’italiano?
É possibile che alcune delle spiegazioni fornite da Cozzolino siano apparse inverosimili, o che necessitino di controlli che possono essere eseguiti solo tenendo l’indagato agli arresti.
L’unica cosa certa è che si tratta di una brutta botta non solo per il diretto interessato ma anche per il gruppo dei S&D di cui Cozzolino - anche se si è autosospeso prima di venire cacciato - è stato uno degli esponenti più in vista, al centro di una rete di relazioni vasta e potente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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