Quattro attentati falliti e una (falsa) fuga. Caccia grossa a Zelensky

Scampa ai killer grazie alle soffiate dal Fsb russo Mosca: è in Polonia. Ma lui riappare in un video

Quattro attentati falliti e una (falsa) fuga. Caccia grossa a Zelensky

La caccia grossa al presidente è aperta. Anzi, ai presidenti. Ma mentre per ora l'appello del senatore repubblicano della South Carolina Lindsey Graham a «un Bruto o uno Stauffenberg russo, disposto ad assassinare Putin» sembra essere caduto nel vuoto, il cerchio attorno a Volodymyr Zelensky si sta pericolosamente stringendo. Perché così come i carri armati russi avanzano e assediano l'Ucraina, la sua capitale e la sua popolazione, anche i contractors incaricati da Mosca di eliminare il leader nemico si stanno drammaticamente avvicinando al loro obiettivo. Tanto che Zelensky, sempre più protagonista fisico e morale della resistenza, sarebbe stato sfiorato dalla morte in più di una circostanza.

A darne notizia è stato il quotidiano inglese The Times, secondo il quale Zelensky sarebbe scampato a tre tentativi di omicidio nell'ultima settimana: due da parte dei membri del «Gruppo Wagner», i mercenari inviati in Ucraina con una lista di 24 nominativi da assassinare, e una - sabato scorso, nella periferia di Kiev - da parte di un commando ceceno, che sarebbe stato «neutralizzato». Secondo fonti governative, a far fallire le operazioni con soffiate alle forze di sicurezza ucraine sarebbero stati settori «deviati» del Fsb, il Servizio federale per la sicurezza russo, erede del Kgb. All'interno del quale si sarebbe sviluppata una fronda contraria alla guerra, che svela in anticipo le mosse ai colleghi di Kiev. Uno scenario parso «inquietante» agli stessi servizi russi, anche se è impossibile confermare l'esistenza di «talpe» filo-ucraine alla Lubianka.

Così come, nel bel mezzo di una guerra in cui la controinformazione è bipartisan e ramificata, è impossibile verificare molte cose. Per esempio l'esistenza di quei «forni crematori» con cui - secondo Kiev - gli stessi militari russi si sbarazzerebbero dei loro commilitoni caduti in battaglia per non ammettere le perdite. Altrettanto difficile capire se davvero il frammento di razzo mostrato dal portavoce di Zelensky Serhiy Nykforov sui social sia davvero la prova di un altro attentato fallito: «Colpo mancato», ha infatti scritto Nykyforov, postando la foto di un proiettile russo caduto nel giardino di una delle residenze del presidente a Koncha-Zaspa, a sud di Kiev.

D'altronde, la comunicazione è strategica quanto la logistica o gli armamenti. Per questo da giorni Mosca sta cercando di distruggere la reputazione di Zelensky: nazista, drogato, corrotto, venduto agli Usa e soprattutto vigliacco, pronto ad abbandonare la popolazione per salvarsi. Ieri l'ultimo intervento in tal senso è stato del presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin, che su Telegram ha annunciato la fuga di Zelensky in Polonia. La prova? Il fatto che i deputati della Rada ucraina non fossero riusciti ad entrare nella casa di Zelensky a Leopoli. Ovviamente la smentita è stata immediata, con la tv del parlamento ucraino a chiarire che «Zelensky si trova a Kiev con la sua gente. La fuga è un altro falso degli occupanti». A sostegno della tesi che Zelensky sia ancora alla guida del Paese c'è il suo intervento video alle manifestazioni di piazza che si sono svolte in contemporanea in molte città tra cui Francoforte, Praga, Lione, Tbilisi, Vienna, Bratislava e Vilnius. «Non tacete, scendete in piazza e sostenete l'Ucraina» ha detto nel videomessaggio il presidente ucraino ai manifestanti.

Per tutto il giorno lo scambio di accuse fra Mosca e Kiev aveva anche riguardato la catastrofe nucleare

sfiorata a Zaporizhzhia, di cui Zelensky ha discusso telefonicamente con i vertici europei: «Solo la Russia ricorre al terrorismo nucleare. L'Europa è stata a un passo dalla sua fine, deve svegliarsi e fermare l'invasione».

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