Quei 30 grillini pronti a staccarsi. "Ci affidiamo al miracolo di Berlusconi"

Il "lodo Berlusconi" spopola tra i grillini governisti: legislatura garantita fino al 2023 (con tanto di contributi per la pensione a carico dello Stato) e poltroncina al governo nello scorcio finale del mandato

Quei 30 grillini pronti a staccarsi. "Ci affidiamo al miracolo di Berlusconi"

Il «lodo Berlusconi» spopola tra i grillini governisti: legislatura garantita fino al 2023 (con tanto di contributi per la pensione a carico dello Stato) e poltroncina al governo nello scorcio finale del mandato. La nascita di un esecutivo Draghi bis (senza Conte) è l'opzione che fa «impazzire» quel pezzo del Movimento, anti-contiano, pronto a smarcarsi dalla linea ufficiale, riconfermando la fiducia al premier Draghi. Nel Movimento piomba l'incubo voto anticipato. E allora la fronda (30 parlamentari) spera: «Ci affidiamo al miracolo di Berlusconi».

Sin da subito, dopo l'apertura ufficiale della crisi di governo con le dimissioni (respinte dal Capo dello Stato Sergio Mattarella) del presidente del Consiglio, il leader di Forza Italia ha messo sul tavolo la proposta: un nuovo governo Draghi. Fissando un paletto al perimetro della maggioranza: fuori il M5s. Uno schema che fa «godere» i grillini governisti. E che raccoglie consensi anche tra gli ex Cinque stelle, ormai sparsi nelle varie sigle del gruppo Misto. La proposta berlusconiana piace per tante ragioni. La prima: la legislatura va avanti fino alla scadenza naturale. Tradotto: altri dieci mesi di benefit e stipendi (manna dal cielo per tanti che dal 2023 dovranno trovarsi un lavoro). Seconda ragione: arrivando in carica a metà settembre, i parlamentari non dovranno riscattare di tasca propria gli ultimi dieci mesi della legislatura per maturare il diritto alla pensione. In soldoni: il Draghi bis consentirebbe un risparmio di 35 mila euro a testa. Soldi (risparmiati) che magari, i parlamentari uscenti (e mai più rientranti) potranno investire (insieme alla liquidazione) per avviare un'attività. Terza ragione: con la nascita di un Draghi bis si liberano le poltrone occupate dai Cinque stelle. Un pacchetto di incarichi di governo tra ministri e sottosegretari. E così qualcuno potrebbe spuntare anche la nomina a ministro nell'ultimo scorcio della legislatura. La ciliegina sulla torta. Ecco allora che il Draghi bis (suggerito dal cavaliere) diventa la proposta perfetta per grillini governisti e fuoriusciti. Che poi sono gli stessi che avrebbero votato Berlusconi al Colle pur di non chiudere la legislatura anticipatamente. Le dichiarazioni a favore della prosecuzione dell'esecutivo Draghi (senza Conte) si susseguono. Il capogruppo Davide Crippa mette in chiaro: «Se Draghi apre ai nostri temi, impossibile non votargli la fiducia». In chat si scatena l'inferno: «Perché non hai ancora smentito la congiura contro Conte?» attaccano i falchi che chiedono la testa del capogruppo. Non si nasconde la parlamentare Maria Soave Alemanno: «Come annunciato, se il presidente Draghi chiederà la fiducia alle Camere, io la accorderò senza alcun dubbio».

«Se voterò la fiducia al governo Draghi? Sì, assolutamente. Rimango ferma nella mia posizione. Lo avevo già dichiarato prima che si consumasse la pantomima del Senato. Voterò la fiducia perché in un momento storico così delicato è giusto portare avanti i nostri temi all'interno del governo, se usciamo non abbiamo più la possibilità di portarli avanti» rilancia all'Adnkronos la deputata M5S Rosalba Cimino. La fronda cresce di ora in ora: Angelo Tofalo, ex sottosegretario alla Difesa, boccia la linea contiana. Nel dramma grillino si infila il ministro degli Esteri Luigi di Maio: «Il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici». Ipotesi che poi fonti grilline smentiranno. L'ex capo grillino, che ieri ha riunito i gruppi Ipf, insiste: «Siamo in una situazione surreale, dovevamo occuparci di problemi reali del paese, pensando a famiglie e imprese, ma siamo invece in mezzo a una crisi di governo. La maggioranza dei cittadini sa chi è il responsabile di questa crisi, ha un nome e cognome: è Giuseppe Conte».

Di Maio non ha dubbi: «Draghi ha dato delle garanzie.

Al Mef è stato aperto un tavolo sul superbonus, sono state date garanzie sul salario minimo iniziando un percorso con le parti sociali; sono state garanzie anche sul cuneo fiscale. Credo dunque che il partito di Conte stia cercando solo delle scuse agitando bandierine». Altra carne sulla proposta berlusconiana.

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