Quei segnali sfuggiti e l'illusione di normalità

Qual è stato il percorso di crescita di chi ha compiuto la strage?

Quei segnali sfuggiti e l'illusione di normalità
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A Paderno avrebbero preferito che non fosse stato lui ad uccidere madre, padre e fratellino esattamente come fece Erika De Nardo, con cui l'assassino condivide la stessa l'età e la strategia del depistaggio. Erika accusò fantomatici ladri mentre il ragazzo ha provato ad accusare suo padre. In entrambi i casi il tentativo di depistaggio rivela l'assenza di un rimorso spontaneo dopo aver commesso un crimine così efferato. Per noi, di fronte alla cronaca, è insopportabile accettare l'idea di un figlio che stermina la sua famiglia senza pietà, perché con loro ha ucciso l'idea dell'amore incondizionato tra genitori e figli. Il male fa paura e va rimosso, negato. Per questo si dicono e si scrivono le consuete frasi sulla normalità, di questa famiglia per bene che sembrava tanto felice. Pochi giorni fa si è dato un volto all'omicida di Sharon Verzeni. Lui, Moussa Sangare, ha spiegato di aver avuto un raptus, di averla vista e di averla uccisa senza un motivo. Il carnefice non conosceva la sua vittima, aveva bisogno di provare un'emozione forte e per sentirsi vivo ha dato la morte a lei, che passava lì per caso. Ipotizzare che nei delitti in famiglia non ci siano vissuti e dinamiche è illusorio. Così come la De Nardo anche questo ragazzo avrà dato segnali chiari prima di compiere la strage. Il suo comportamento non poteva essere «normale» e il rapporto con i poveri genitori è necessariamente alla base di quanto avvenuto. Per compiere un gesto di questo tipo il suo percorso di crescita sarà stato travagliato e patologico. Non ha appreso la differenza tra bene e male, non ha sviluppato la capacità di provare empatia e riconoscere i diritti degli altri come accade negli antisociali. Ha preferito rimanere da solo al mondo pur di non sopportare coloro che in qualche modo, di sicuro, lo hanno amato.

Li percepiva come quelli da punire per chissà quale torto ricevuto, ma che per lui era di impedimento nel riuscire a trovare la sua identità, in una fase, quella adolescenziale, in cui il limite è ancora poco chiaro o da superare.

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