Quei tanti dossier "avvelenati" per fermare gli acquisti in Borsa

Nella lettera dell'ingegnere i sospetti sull'"internal dealing"

Quei tanti dossier "avvelenati" per fermare gli acquisti in Borsa

Era un po' che Francesco Gaetano Caltagirone meditava di lasciare il consiglio delle Generali. Il perché lo ha spiegato nelle tre pagine della lettera che ha inviato alla società alle ore 21 di giovedì 13 gennaio. Tre pagine che la società ha però secretato. Tuttavia è stata scelta la strada di rendere pubblico un sunto, a cui hanno lavorato i legali di Generali tra le 21 e le 23.30, insieme al commento con il quale il presidente Gabriele Galateri esprime «vivo rammarico e sorpresa» respingendo «categoricamente» le motivazioni di Caltagirone. La strategia della società è stata dunque quella di «gestire» la crisi già nella notte di giovedì, per paura di essere presa in contropiede sui quotidiani di ieri.

Nella sua lettera Caltagirone accusa il consiglio di non essere più la reale sede deliberante della società. Come se le decisioni si prendano da tempo in altra sede e con altre modalità. Solo così si può giustificare - egli sostiene - il poco tempo lasciato ai consiglieri per approvare questioni complesse come per esempio la presentazione della «lista del cda» o l'ultimo piano strategico presentato da Philippe Donnet il 15 dicembre scorso.

Preciso poi il riferimento alle «informazioni privilegiate». Il sospetto dell'Ingegnere è che molti dei cosiddetti internal dealing siano aperti ad arte per impedire ai soci-consiglieri di comprare titoli. Esattamente ciò che Caltagirone sta facendo per contrastare Mediobanca nella prossima assemblea. Ebbene, se in consiglio si apre un dossier su una compagnia Vita in Papua Nuova Guinea, o su un'operazione possibile per Banca Generali, scatta la normativa Consob e bisogna aspettare che il dossier si chiuda. C'è infine anche il riferimento indiretto a determinate classi di operazioni con parti correlate, di cui l'ex vicepresidente della compagnia ritiene di non essere più a conoscenza. Con le dimissioni dal consiglio, dai comitati e dalla vicepresidenza, dunque, Caltagirone intende risolvere una situazione di carico di «responsabilità senza informazioni».

Libero, dunque, di riprendere gli acquisiti di titoli e di operare senza avere più un ruolo che si risolveva esclusivamente in una serie di vincoli operativi e personali.

E potrà dedicarsi a tempo pieno al piano strategico dei pattisti per le Generali, la cui presentazione è attesa nella seconda settimana di febbraio.

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