Quelle "manine" che puntano a fare fuori il capo

Fuoco amico sul figlio del guru. Il colosso delle sigarette: "Ben venga l'inchiesta"

Quelle "manine" che puntano a fare fuori il capo

È tutto un grande muoversi di manine dentro il M5s. Non ci sono solo quelle che spingono alcuni emendamenti di particolare interesse dei 5s, ma anche quelle che fanno uscire dossier e notizie ad hoc per colpire gli avversari interni. Negli ultimi tempi il bersaglio della grande faida grillina è uno e uno solo: Davide Casaleggio. È chiaro che i vertici vogliono farlo fuori, con lui è rimasta una minoranza ma l'ala governista non ne può più nè di lui nè di Rousseau. Casualmente, proprio mentre l'ex guru va in disgrazia nelle logiche da setta del M5s, escono notizie che lo danneggiano pubblicamente. La più è quella legata al contratto di consulenza tra la Casaleggio Associati e Philip Morris, un contratto non indifferente, circa 2 milioni di euro, pagati con cadenza mensile a botte di 50mila euro. Non male per una piccola società di consulenza essere ingaggiata da un colosso come la multinazionale del tabacco Usa. La vicenda, perfettamente legale, è complicata dal fatto che il M5s si è occupato del settore, tagliando le tasse sulle sigarette elettroniche. La multinazionale, che ha fatto sapere di aver querelato il quotidiano Il Riformista che ha fatto lo scoop, spiega che «Philip Morris Italia non finanzia partiti, fondazioni o movimenti politici», inoltre il livello di tassazione vigente in Italia è in linea con quello previsto in altri Stati Membri dell'Unione Europea e non rappresenta un'eccezione» e comunque l'emendamento incriminato «ha avuto il supporto di una vasta maggioranza» non solo quella dei grillini», infine tale riforma della tassazione «si applica ai prodotti di tutti gli operatori economici, dalle grandi aziende ai piccoli produttori», quindi non ne beneficia solo Philip Morris ma anche i concorrenti. Sul fascicolo aperto dalla Procura, invece, l'azienda dice di «accogliere con favore la notizia, speriamo possa provare al più presto l'infondatezza delle accuse. Philip Morris Italia è a completa disposizione per collaborare con le autorità».

É significativa la coincidenza di questo caso con la guerra intestina volta a far fuori Casaleggio, considerato un alfiere del ritorno di Di Battista come leader e difensore del limite dei due mandati, che invece i Cinque stelle ormai innamorati del potere vogliono assolutamente abolire (uno scontro finito con la mancata partecipazione di Casaleggio agli ultimi stati generali del Movimento). Dal M5s infatti sono arrivate pochissime voci in sua difesa, anzi si è coalizzato un gruppo di parlamentari per promuovere una modifica al rialzo della tassazione sulle sigarette elettroniche, un chiaro segnale per prendere le distanze da Casaleggio.

E anche un altro dell'orbita Cinque Stelle, addirittura il loro ex candidato alla guida della Consob poi nominato direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, sembra scaricare la ditta. Parliamo di Marcello Minenna, già assessore al Bilancio della Raggi per qualche mese. In audizione alla commissione Finanze della Camera, «interrogato» dall'ex grillino (non a caso) Raffaele Trano a proposito di una norma per aumentare la tassazione al tabacco riscaldato, che sarebbe comparsa in una bozza della manovra e poi sparita nella versione finale trasmessa alle Camere, risponde: «Ho rilevato anche io che si verificano delle manine che cancellano delle norme». Manine di quali proprietari, in questo caso? Misteri a cinque stelle.

Che l'astro di Casaleggio sia in fase molto calante lo racconta anche un episodio, uno scherzo ma non troppo.

Molti parlamentari M5s infatti stanno partecipando alla burla organizzata da Propaganda Live su La7 per votare su Rousseau, con il tasto «mi fido», un finto attivista infiltrato dalla trasmissione. Un modo per farsi beffe di Casaleggio e della sua democrazia diretta. L'idea sembra sia partita da un gruppo di parlamentari lombardi che stia coinvolgendo anche altri deputati e senatori M5s.

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