Se fosse un giallo avrebbe come titolo «Quer pasticciaccio brutto de via Arenula». Nel risiko del ministero della Giustizia succede che l'ufficio legislativo, presieduto da Antonello Mura, magistrato di lungo corso, ex capo dipartimento col ministro dem Andrea Orlando nonché pg della Cassazione che nel luglio 2013 chiese e ottenne la conferma della condanna a 4 anni di reclusione per Silvio Berlusconi nel processo Mediaset, faccia richiesta di collocamento fuori ruolo di Tania Monetti, attualmente giudice del tribunale di Latina, ma anche convivente di Giovanni Zaccaro, segretario della corrente delle toghe di sinistra Area e uno dei principali fustigatori dell'operato di Nordio. Basta scorrere le sue ultime interviste per capire come non sia un convinto sostenitore della riforma della giustizia targata centrodestra. Critiche sulla separazione delle carriere («solo un vessillo ideologico»), sull'abolizione dell'abuso d'ufficio e sulla stretta alle intercettazioni, accuse all'esecutivo di volere «una magistratura addomesticata» e di puntare a «una giustizia di classe, severa coi criminali di strada e tollerante coi ricchi». Ma la convivenza della Monetti con Zaccaro non è sicuramente il punto dirimente dato che la professionalità di un magistrato non si giudica dai rapporti di parentela o di altra natura. Tanto che il ministero della Giustizia porta avanti in data 19 marzo la richiesta per destinare la Monetti all'Ufficio legislativo con funzioni amministrative. Mansioni previste? Lo studio, l'esame, la promozione ed attuazione dell'attività normativa; la redazione dei pareri diretti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sulle questioni di legittimità costituzionale delle leggi; l'esame dei provvedimenti sottoposti al visto del Guardasigilli. Un incarico importante di diretta collaborazione. Il Consiglio giudiziario presso la Corte di Appello di Roma l'8 maggio scorso esprime parere «sfavorevole» al collocamento fuori ruolo in relazione alla situazione dell'organico dell'ufficio di provenienza della magistrata: il suo spostamento creerebbe delle scoperture insostenibili. Ma la terza Commissione del Csm, a sorpresa, nella seduta del 24 luglio, smentisce e dà l'ok perché la scopertura del tribunale di Latina sarebbe solo del 15%. Sembra fatta, dunque. La pratica arriva così in Plenum per essere ratificata ma ecco il colpo di scena: rigettata. Tutti i consiglieri laici del Csm votano a favore del rientro della pratica in commissione tranne il consigliere laico Ernesto Carbone di Italia Viva che era a favore del trasferimento della Monetti. Motivo? «Approfondimenti» sul tribunale di Latina per capirne le reali scoperture. In pratica quanto aveva già evidenziato il Consiglio giudiziario presso la Corte di Appello di Roma. Ma è probabile che nell'Ufficio di gabinetto del ministero della giustizia, presieduto dal magistrato Giusi Bartolozzi, qualcuno si sia accorto - in extremis - del pasticcio.
Adesso, con la lunga pausa estiva del Csm, la questione è stata ibernata e procrastinata a data da definire. L'unica certezza è che la Monetti per il momento rimarrà a Latina a scrivere le sentenze. Meno certo invece il motivo per cui sia avvenuto questo pasticcio.
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