I virologi superstar imparino da Sabin

Ad aprire le danze mediatiche sul vaccino anti covid-19 è stato il microbiologo Andrea Crisanti

I virologi superstar imparino da Sabin

Ad aprire le danze mediatiche sul vaccino anti covid-19 è stato il microbiologo Andrea Crisanti: «Se ci fosse il vaccino a gennaio io non lo farei. Perché vorrei essere sicuro sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia». Ad aggiungere incertezza è intervenuta la ricercatrice Ilaria Capua: «Rischiamo di avere un'amplificazione del contagio durante la campagna di vaccinazione. Anche dopo il vaccino possiamo essere fonte di contagio». Come se non bastasse un duro e puro come l'infettivologo Massimo Galli ha aggiunto: «Non c'è alcun farmaco e nessun vaccino su cui possiamo dire con certezza che non produrrà effetti collaterali negativi, da quando è stato iniettato e fino ai dieci anni successivi». Il virologo Giorgio Palù invita alla cautela: «Bisogna vedere se ci sono effetti collaterali avversi e quanto a lungo perdura l'immunità indotta».

Sono tante a questo punto le persone comuni che iniziano, legittimamente, a dubitare sulla bontà di un antidoto, su cui si riversava la speranza per un ritorno alla normalità. Le case farmaceutiche hanno minato ulteriormente la credibilità del rimedio con i loro proclami di vittoria ancor prima di aver reso noti i risultati alla comunità scientifica. Proclami, ancora non sostanziati da evidenze, che hanno prodotto un rialzo del valore azionario e a seguire la vendita delle azioni da parte dei dirigenti aziendali. Un incassa e scappa che oltre a favorire la sfiducia ha aumentato diffidenza e paura. A questi sentimenti negativi le istituzioni hanno risposto attraverso il ministro Sileri: «Se in molti non vorranno vaccinarsi, introdurremo qualche forma di obbligatorietà». E così una speranza si è trasformata in minaccia. Mentre la popolazione si domanda disorientata se il vaccino sarà la soluzione o un altro pericolo il commissario Arcuri comunica dove saranno somministrati: «Per il vaccino Pfizer sono già stati individuati 300 punti di somministrazione. Sostanzialmente si tratta di presidi ospedalieri, l'87% dei quali dispone già delle celle frigorifere necessarie per conservare le dosi a temperature estremamente basse», parole pronunciate prima che lo stesso vaccino sia stato approvato, invece di una campagna che spieghi in modo comprensibile il rapporto rischio-beneficio.

Quello che appare più evidente è la voglia di apparire su un tema difficile e sensibile come la salute allo scopo di occupare uno spazio mediatico e non di informare per tranquillizzare.

Nel 1953 Alber Bruce Sabin inventò il vaccino antipolio, rinunciò a brevettarlo per evitare speculazioni economiche in modo che fosse somministrato a tutti i bambini del mondo gratuitamente. Per infondere fiducia lo iniettò a se stesso e alle figlie: «Non volevo che il mio contributo al benessere dell'umanità fosse pagato con della moneta».

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