Roma. Non c'è il governo, non ancora almeno, forse però, chissà, nelle segrete stanze del Colle c'è il virus. Ed ecco così che, nel giorno d'inizio delle consultazioni del presidente con i rappresentati dei partiti, il Quirinale decide di richiedere ai giornalisti di indossare le mascherine, malgrado l'obbligo sia stato da tempo rimosso: nella Loggia alla Vetrata l'acceso è consentito solo con la Ffp2 al naso. Immediate le polemiche contro una disposizione considerata eccessiva e le proteste per presunte discriminazioni, visto che i politici sono a viso nudo. Si parla di decisione liberticide e, con sprezzo del ridicolo, addirittura di dittatura sanitaria. Scendono in campo, e come al solito si dividono, pure i virologi. Bassetti: «Assurdo». Mastroianni: «È la scelta giusta». Pregliasco: «Perché no? È una precauzione. Non c'è obbligo ma neanche divieto».
Insomma, non ci facciamo mancare niente, del resto questo è il Paese dove si litiga sempre su tutto. Non bastavano i sussulti della politica e i colpi bassi tra gli alleati, le trattative sui ministri e le diatribe dell'opposizione, ora scoppia pure la guerra della mascherina istituzionale. Dal Quirinale, dove hanno altri pensieri, provano a ridimensionare la questione. «Non è un obbligo, è una raccomandazione», spiega Giovanni Grasso, consigliere per l'informazione. Vale soltanto per la sala stampa, dove si sta effettivamente un po' accalcati e da dove sono arrivate notizie di contatti con positivi. Per il resto del Palazzo ci si comporta come si crede. Ma il caso non si sgonfia.
Secondo Matteo Bassetti, direttore di malattie infettive al San Martino di Genova, si tratta di un non senso. «Obbligare all'uso della Ffp2 è assurdo. I politici si incontrano prima di salire al Colle, magari in Parlamento, senza nessun tipo di dispositivo, poi si mettono la mascherina per le consultazioni. Non capisco, serve un'unica linea. E poi che immagine diamo all'estero, che siamo ancora in pieno dell'emergenza Covid?». Claudio Mastroianni, presidente della società italiana delle malattie infettive e tropicali, la pensa in un'altra maniera. «Questo resta il sistema migliore per evitare il pericolo di contagi durante le consultazioni presidenziali, ricordiamoci che attraversiamo un momento importante e delicato nella vita del Paese». Un focolaio, sostiene, potrebbe avere persino delle conseguenze politiche. «In caso di positività si rischierebbe un isolamento e quindi un ritardo sul percorso di formazione del nuovo governo».
Possibilista Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene alla Statale di Milano. «È vero che non c'è più l'obbligo delle mascherine però non c'è nemmeno il divieto. Io credo che la Ffp2 sia una normale precauzione. E quindi in situazioni particolari, come quella degli incontri al chiuso al Quirinale, possa benissimo essere richiesta sulla base delle scelte e delle attenzioni».
Dunque la classica tempesta nel bicchiere, Anche perché non tutti sembrano seguire le regole con scrupolo. I giornalisti tv, impegnati in collegamenti diretti, non la usano perché devono parlare.
Gli altri dopo un paio d'ore, provati dal caldo, cominciamo a calarsela sul mento. Altri ancora si rifugiano nel cortile d'onore. E così alla fine, oltre i corazzieri, a tenere la posizione e la Ffp2 è Giovanni Grasso, che compare unico mascherato in mezzo alle delegazioni in uscita dai colloqui.
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