Il ragazzo di Chernobyl con un passato in Italia. Paga i "no" di Cina e Nato

Un ritratto del ministro ucraino uscente e della sua storia

Il ragazzo di Chernobyl con un passato in Italia. Paga i "no" di Cina e Nato
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Dmytro Kuleba è un diplomatico di lungo corso, figlio d'arte di un ambasciatore, che ama più le pochette vivaci nel taschino della giacca, che le cravatte. Le sue dimissioni, in realtà, erano nell'aria già da un po'. «Non era riuscito a tirare dalla parte dell'Ucraina il Sud del mondo e ad ottenere di più per l'ingresso nella Nato», spiega chi lo ha incontrato per motivi diplomatici. La Cina che ha risposto picche alla conferenza di pace indetta da Kiev è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Kuleba ha già un probabile posto in «esilio» come ambasciatore a Bruxelles per l'Unione europea e la Nato. Classe 1981 è nato ai tempi dell'Unione sovietica a Sumy, da dove sono partite le truppe ucraine penetrate nella regione russa di Kursk. Ivan Kuleba, il padre, ha servito come ambasciatore e vice ministro degli Esteri dell'Ucraina. Il figlio si è laureato a Kiev in diritto internazionale muovendo i primi passi diplomatici nel 2003. «Tecnico della politica estera, molto stimato, ottimo negoziatore, preparatissimo sui dossier», racconta chi l'ha conosciuto sul campo. E legato al nostro paese. Da ragazzino faceva parte dei bambini di Chernobyl, che dopo il disastro nucleare del 1986 venivano a passare l'estate in Italia per respirare aria buona. Kuleba è sempre rimasto legato alla famiglia di un maresciallo che lo ospitava in provincia di Avellino. L'ex ministro degli Esteri parla un po' la nostra lingua ed in un'intervista ricordava il fantastico Roberto Baggio nella Coppa del Mondo del 1994 oltre alla pizza margherita «semplice, ma molto buona». Felicissimo, come da bambino, per l'invito al G7 degli Esteri a Capri, per la presidenza italiana, il 19 aprile, giorno del suo compleanno. Nel 2013 Kuleba sbatte la porta della Farnesina di Kiev in disaccordo con la politica del presidente filo russo Viktor Yanukovich. Un anno dopo partecipa alla rivolta di Maidan e inizia il pesante braccio di ferro con Mosca. Kuleba torna alla diplomazia come rappresentante dell'Ucraina al Consiglio d'Europa per una carriera folgorante. Dal marzo 2020 è il ministro degli Esteri più giovane della storia ucraina. Due anni dopo deve mettersi l'emetto davanti all'invasione russa. Il 24 marzo 2022 non esita a bollare il nuovo Zar, Vladimir Putin, come «criminale di guerra».

Kuleba è un volto ancora più noto nelle cancellerie rispetto a Zelensky per la sua onnipresenza in tutte le occasioni internazionali dove bisognava ottenere sostegno, anche militare, per l'Ucraina. Esperto di disinformazione ha scritto pure un libro su come «vincere in un mondo di fake news». Attivissimo sui social è per natura diplomatica un negoziatore, moderato, ma fermo sul non cedere di un passo davanti ai russi. Kuleba ha due figli con l'ex moglie Yevhenia, che fa parte del partito del presidente ucraino.

Bestia nera diplomatica dei russi, la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha commentato le dimissioni dicendo «è autunno, cadono le foglie e i rami sono spogli». Parole che ricordano la poesia «Soldati» di Ungaretti scritta in trincea nel 1918. Kuleba, in fondo, è stato un «soldato» della diplomazia per la libertà dell'Ucraina.

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