Raggi, fine ingloriosa: cade pure sull'ultimo atto

La sindaca cerca il blitz sulle partecipate ma non ha i numeri e va sotto in Consiglio

Raggi, fine ingloriosa: cade pure sull'ultimo atto

Il day after della fine consiliatura riserva l'ultima amarezza per la sindaca di Roma Virginia Raggi. La maggioranza pentastellata martedì aveva provato a far passare in extremis la delibera sulla riorganizzazione delle società partecipate dal Campidoglio, forzando la mano alle opposizioni e rifiutando l'ordine dei lavori che queste avevano proposto. Così in aula, che da oggi al voto del 3 e 4 ottobre potrà approvare solo atti urgenti, è sbarcata la delibera che M5s sperava di poter varare, e che prevedeva, tra l'altro, la fusione di Roma Metropolitane con Roma servizi per la mobilità e quella di Farmacap (società che gestisce le farmacie comunali) con Zètema, che invece si occupa di tutt'altro e ha come core business le attività per la valorizzazione di beni artistici e culturali. Ma il tentativo di salvare Farmacap è affondato miseramente insieme alla delibera, quando l'ordine dei lavori è stato sonoramente bocciato dalle opposizioni compatte, con 26 voti contrari contro 18 favorevoli e un astenuto.

Un bagno di sangue, che fotografa la dissoluzione dei numeri della «maggioranza» pentastellata dopo le defezioni a raffica che hanno lasciato il Movimento con solo 19 consiglieri, e non sembra certo essere di ottimo auspicio per la candidata grillina a un mese e mezzo di distanza dal ritorno alle urne. Esultano le opposizioni, mentre il capogruppo M5s Giuliano Pacetti prova a scaricare la colpa proprio sugli altri partiti, «irresponsabili» per aver bloccato anche altre delibere «che i cittadini aspettavano». Peccato che siano stati i pentastellati a tentare, invano, di imporre quell'ordine del giorno. «Hanno tentato un blitz, ma sono così sprovveduti che non avevano i numeri», ironizza il capogruppo del Carroccio Maurizio Politi. Mentre il presidente dei consiglieri dem, Giulio Pelonzi, respinge al mittente le accuse di Pacetti. «Questa ultima provocazione della Raggi ha impedito all'Assemblea Capitolina di votare atti utili alla città», ha attaccato Pelonzi: «I cittadini devono sapere che nella capigruppo precedente alla seduta odierna, le forze di opposizione avevano proposto un ordine dei lavori differente che la maggioranza ha rifiutato».

Insomma, quello alla sindaca, conclude l'esponente Pd, è un doveroso «schiaffo istituzionale» assestato dalle forze di opposizione. In attesa di capire se dalle urne, per la malcapitata Raggi, arriverà una carezza o, invece, la pedata definitiva.

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