L’attività dei cosiddetti peones passa spesso indenne alle cronache politico-parlamentari. Non è stato così per Antonio Razzi, entrato in Parlamento nel 2006 come deputato e uscito nel 2018 dopo una legislatura trascorsa da senatore.
Dodici anni contrassegnati non solo dal passaggio dal centrosinistra a Forza Italia, ma soprattutto da uno stretto legame con la Corea del Nord, iniziato nel 2007 quando Razzi entra a far parte dell’Uip, l’unione interparlamentare, e inizia perciò a viaggiare all’estero“per promuovere i rapporti di amicizia tra le nazioni”, come spiega nel suo libro ‘Te lo dico da Nobel’, edito da Graus edizioni. Libro nel quale racconta molti aneddoti sui rapporti che ha intrapreso con gli esponenti del regime Nord-coreano. Il primo riguarda Kim Yong-nam, presidente del presidium dell’assemblea popolare suprema, l’equivalente del presidente della Repubblica, che rivela al politico italiano di essere amico del nostro ex Capo di Stato, Giorgio Napolitano, perché entrambi avevano frequentato la scuola di comunismo a Mosca. L’incontro tra Razzi e Kim Yong-nam si svolge nella massima cordialità tanto che, alla fine, uno dei collaboratori del politico nordcoreano rivela: “Lo sa, senatore? In vita mia è la prima volta che vedo i denti di sua eccellenza. Il motivo è che non lo avevo mai visto ridere”. “Sono attualmente uno degli occidentali più benvoluti in Nord Corea. Se voglio andarci domani, posso farlo. Mando una mail e il gioco è fatto. Ad altri ci vuole tantissimo, più di un mese. Mi hanno preso in simpatia perché li difendo sulla verità agli occhi dell’opinione pubblica mondiale”, spiega ancora Razzi.
E, infatti, le parole che usa per descrivere la Corea del Nord esprimono meraviglia e stupore davanti alle bellezze naturalistiche di un Paese così sconosciuto e così lontano a noi occidentali. Una nazione che, secondo l’ex senatore, grazie al temibile Kim Jong-un, succeduto al padre nel 2011, si sta ‘occidentalizzando’ di anno in anno sempre di più. È l’amore per il calcio il collante che unisce Razzi e il dittatore nordcoreano tanto che si attribuisce anche parzialmente il merito di averlo convinto a far partecipare gli atleti nordcoreani alle Olimpiadi invernali Pyeongchang, in Sud Corea. “Perché non mandate una vostra delegazione di atleti’”, gli chiese, ottenendo una risposta dal tono molto familiare. “Solo a te può venire un’idea del genere, Antonio. Magari”, dirà Kim che, però, evidentemente, da quel momento, iniziò a pensare che forse non era un’idea così pazza. “Non so quanta influenza ho avuto io in questa decisione, ma mi piace pensare che un piccolo tarlo nell’orecchio ce lo abbia messo, a quegli adorabili zucconi”, scrive Razzi. Il senatore arriva persino a suggerire a Kim di invitare il Papa in Nord-Corea per farsi perdonare di aver fatto delle prove missilistiche proprio nei giorni in cui il Pontefice si trovava in visita nella Corea del Sud.
Razzi nella Corea del Nord è praticamente “un boss”, come dice Matteo Salvini nel 2014 quando, nel corso di una missione, vede che accoglienza gli riservavano i capi del regime comunista. L’ex senatore, infatti, si è intestato il ruolo di passepartout dei nostri politici e dei nostri imprenditori. Da Renzo Rosso alla famiglia Marzotto chiunque voglia tentare di fare affari lì si rivolge a lui. Una volta, racconta ancora Razzi, il proprietario della giapponese Sony gli chiede se può informarsi sulla sorte di alcuni prigionieri di guerra. Militari che, come gli rivela il dittatore Kim, erano già tutti morti. Razzi consiglia, quindi, al dittatore nordcoreano di restituire i corpi al Giappone come “gesto di rispetto e pace”, fatto “per alleggerire i rapporti” tra i due Paesi. Gesto che, poi, Kim effettivamente compirà dando quasi al senatore il ruolo di fidato consigliere e di fine diplomatico.
E, a chi gli ricorda che quello nordcoreano è un regime comunista, Razzi risponde: “Si sa, io non sono mai stato comunista, eppure a volte mi trovo a pensare che se hai case, luce e gas, scuole e ospedali gratuiti, lavoro assicurato e sicurezza ovunque, igiene delle strade e un grande senso di appartenenza, e una cittadinanza che si guarda e dice “ma a me chi me lo fa fare di rinunciare a tutte ’ste cose?”, embè, il comunismo non è tutta ’sta cosa orribile”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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