Il tenore star sotto la Madonnina conquista tutti con 'O sole mio

Bocelli è l'unico artista che può trasformare la musica colta in un evento mediatico trasmesso da Raiuno in mondovisione

Il tenore star sotto la Madonnina conquista tutti con 'O sole mio

È l'unico artista che può trasformare la musica colta in un evento mediatico (e di questo alcuni gli fanno una colpa) trasmesso da Raiuno in mondovisione. È il personaggio che sposa cultura e nazionalpopolare, anche se spesso occhieggia al pop d'autore. Insomma ci voleva Andrea Bocelli per inaugurare ieri sera l'Expo con un concertone che dalla Piazza del Duomo di Milano s'è irradiato in tutte le televisioni del globo. Una festa per il tenore superstar, affiancato dalla stella del pianoforte Lang Lang, dal soprano Diana Damrau, da Francesco Meli, Simone Piazzola, Maria Luigia Borsi e sostenuto dall'Orchestra della Scala diretta da Marco Armiliato, maestro di grande esperienza (ha diretto a lungo al Metropolitan di New York) protagonista di molti concertoni di Luciano Pavarotti & Friends. Solo Bocelli, dunque, poteva creare un tale interesse per le arie d'opera e dintorni. Dopo l'introduzione strumentale del Preludio verdiano tratto da Attila, ecco il tenorone prendere per mano la platea con gli ammiccamenti del Br indisi de La Traviata (l'immortale «libiam nei lieti calici»), seguito da Di quella pira ( Il Trovatore) e Ah forse è lui che l'anima ancora da Traviata, impeccabile esecuzione della Damrau. Brani noti anche a chi non è proprio un melomane se si pensa che poi ci sarà anche l'immancabile Va pensiero nabucchiano. Bocelli è potente e impeccabile, e del resto non è lì per stupire o per fare sfoggio di filologia operistica, ma piuttosto per confezionare una serata di «popular» all'insegna della raffinatezza. Infatti viaggia ampiamente anche nel repertorio di Puccini pescando l'asso con il classico «Vincerò» del Nessun dorma, che lo lega a doppio filo all'inaugurazione scaligera di questa sera con Turandot, e verso il finale, per mantenersi su temi celebri e conosciuti un po' da tutti, affronta O mio babbino caro da Gianni Schicchi.

Professionale, evocativo, serioso e concentrato ma al tempo stesso piacione, il tenore inchioda il pubblico e prosegue con Puccini affrontando Tosca e La danza , dalle Soirées musicales, in cui duetta con il magico pianoforte di Lang Lang, che poi si ritaglia uno squisito spazio solista conquistando il palcoscenico con un estratto dall'opera Spring Festival Ouverture Fantasy del compositore e direttore d'orchestra cinese Li Huanzhi e con il mozartiano Rondò alla turca, già riadattato meravigliosamente in chiave jazz da Dave Brubeck.

Bocelli a tu per tu con il pubblico non tradisce mai, e in una serata così c'è da scommettere che anche gli ascolti televisivi saranno alle stelle. Forse c'è un filo di retorica di troppo, ma il concerto va via liscio all'insegna dello spettacolo propedeutico e del divertissement di classe. Non manca un viaggio nel verismo operistico di Umberto Giordano con estratti, interpretati con grande partecipazione emotiva, da Andrea Chenier (Come un bel dì di maggio e Vicino a te s'acqueta) e Fedora, un tempo interpretata da Sarah Bernhardt.

Tra tanta opera non poteva mancare la strizzatina d'occhio alla tradizione popolare con una corale 'O sole mio che conclude la serata, prima che Andrea Bocelli si sieda al pianoforte per eseguire la sua La forza del sorriso (il brano dedicato all'Expo scritto dal tenore su musica di Andrea Morricone) su uno Steinway in marmo bianco disegnato da Gualtiero Vanelli, alla cui realizzazione ha contribuito David Bryan, della rock band Bon Jovi.

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