Insieme con Ursula von der Leyen, domani, a Roma sbarca anche una nuova Europa. A 64 anni dal Trattato di Roma, 29 da quello di Maastricht e 19 dall'avvio dell'euro, nasce la Ue 4.0: quella degli «eurobond». Vale a dire le prime obbligazioni che rappresentano un debito comune, ma la cui raccolta sarà destinata ai singoli Stati membri.
E l'Italia c'è: il presidente della Commissione Ue è attesa a Cinecittà dal presidente del Consiglio Mario Draghi (che oggi vede Angela Merkel a Berlino) nell'ambito del tour di capitali europee finalizzato a dare il via libera ai vari Pnrr, i piani dove sono scritti progetti e investimenti che i Paesi si impegnano a effettuare tra 2021 e 2026 per accedere al fondo Next Generation Eu, più noto come Recovery fund. Su un totale di 750 miliardi all'Italia ne arriveranno 209, già da quest'anno.
Si tratta di un evento straordinario perché mai l'Europa aveva accettato un debito comune; e di un evento non scontato: il cambio di passo che ha aperto la strada ai fondi europei è arrivato solo a febbraio, con l'uscita di scena dei giallorossi, l'insediamento del governo Draghi e l'accelerazione sulle riforme che la Ue pretende: dalla giustizia, alla burocrazia. Oltre che con la svolta nel piano vaccinale e le scelte in economia, che hanno riportato la Borsa italiana in cima ai programmi degli investitori internazionali.
In tutti i casi l'impronta del nuovo passo dell'esecuti Draghi è in gran parte dovuta alle iniziative del Centro destra, che rappresenta la reale discontinuità con il governo Conte due. Con l'innesto, nell'azione del governo, di uomini, idee e provvedimenti liberali.
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