«Possiamo ottenere una crescita robusta e sostenibile nel medio termine solo se chiudiamo i divari di genere, generazionali e regionali». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Daniele Franco, in occasione delle dichiarazioni congiunte sul Recovery insieme agli omologhi di Spagna (Nadia Calviño), Francia (Bruno Le Maire) e Germania (Olaf Scholz) sottolineando che «l'inclusione è un obiettivo generale» del Piano italiano. Proprio per colmare il gap con il Nord, infatti, vengono «destinate al Sud il 40% delle risorse». Secondo il titolare del dicastero di Via XX Settembre, «è un momento storico nel processo d'integrazione perché contribuisce al raggiungimento di tre obiettivi: il primo è riparare ai danni economici e sociali della pandemia; poi creare economie tecnologicamente avanzate che mirino all'inclusione, terzo completare la transizione green non reversibile per combattere il cambiamento climatico». Il ministro ha confermato che la scadenza del 30 aprile per l'invio a Bruxelles del Pnrr sarà rispettata in modo da accedere il prima possibile all'anticipo dei fondi di Next Generation Eu. Il Consiglio dei ministri previsto per oggi dovrebbe affrontare anche il dl Proroghe che potrebbe rinviare al 31 luglio (alla scadenza dello stato d'emergenza) l'invio dei 35 milioni previsto per inizio maggio.
E proprio in tema di inclusione e coesione sociale ieri Forza Italia ha messo in evidenza il forte impulso agli investimenti nel Mezzogiorno tramite il Pnrr. Il vicepresidente Tajani ha sottolineato il «ruolo fondamentale di Forza Italia per ottenere i finanziamenti per il Sud grazie all'impegno attivo del ministro Mara Carfagna, siamo riusciti ad arrivare al 40% di tutti i fondi di Recovery». Tajani ha sottolineato che gli azzurri continueranno a puntare al Ponte sullo Stretto «per far passare l'alta velocità e dare un vero impulso al turismo». L'impatto del Pnrr, ha affermato Francesco Cannizzaro, responsabile Mezzogiorno di Fi, «porterà ad avere un aumento del Pil del 22,4% al Sud rispetto al 15% a livello nazionale». Il capogruppo a Montecitorio, Roberto Occhiuto, ha evidenziato che Fi vigilerà «sulle riforme necessarie a tutto il Paese, ma ancora di più al Mezzogiorno, a partire da quella della burocrazia, fondamentale per riuscire a spendere le risorse disponibili».
Attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza è fondamentale. «Oltre il 42% delle piccole imprese pensa che non tornerà ai livelli produttivi pre-Covid prima del 2022, contro il 31% delle medio grandi», ha riferito il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, all'assemblea dei presidenti delle Camere di commercio, chiedendo «non solo ristori adeguati e tempestivi ma sostegni indispensabili alla ripartenza». Secondo le rilevazioni camerali, «risulta che almeno 350mila aziende in Italia sono in una situazione critica, soprattutto le più piccole». Le iscrizioni d'impresa hanno subito in modo marcato gli effetti negativi della pandemia: i dati della fine di marzo, a oltre un anno dall'inizio della pandemia, «portano a 63mila la stima sulla mancata nascita di imprese da marzo 2020, e circa un terzo sono imprese giovanili», ha aggiunto. Le tensioni sulle piazze di qualche giorno fa sono il segnale evidente del «crescente disagio sia economico che sociale», ha fatto notare Sangalli, e «il pieno decollo della campagna vaccinale è il prerequisito per accompagnare il ritorno alla normalità».
Il numero uno di Unioncamere ha auspicato la stipula di «un patto per uno sviluppo tra generazioni tra territori tra pubblico e privato, tra istituzioni ed imprese», segnalando che il dialogo in fase di stesura del Pnrr è stato insufficiente a esaurire i dossier sul tavolo.
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