Dalla redazione del "Giornale" a Bruxelles. Così un cronista ha scalato il Palazzo

Fondatore di Fi, ha portato il partito nel Ppe. Finì all'Ue per "risarcimento"

Dalla redazione del "Giornale" a Bruxelles. Così un cronista ha scalato il Palazzo

Roma - La rivincita del «secchione», la definiscono gli amici.

Antonio Tajani, 63 anni, berlusconiano della primissima ora e membro fondatore di Forza Italia, a Strasburgo dal 1994, è il nuovo presidente del Parlamento Europeo. Dove finì quasi per caso: era stato candidato alle Politiche del '94, quelle del primo exploit azzurro, come capolista della neonata Forza Italia in Puglia. Ma la lista, per un errore tecnico, non venne ammessa alla competizione e Tajani, all'epoca portavoce del Cavaliere come leader del partito prima e come premier poi, venne tagliato fuori. Pochi mesi dopo, la candidatura al Parlamento Europeo fu quasi un risarcimento, anche se Berlusconi avrebbe preferito tenerselo accanto in Italia. Ma lui venne eletto e si mise a studiare: le lingue (inglese, francese, spagnolo: i tre idiomi che ha sciorinato nel suo intervento ieri), i dossier Ue, le regole e la geografia politica del Parlamento di Strasburgo. Da «secchione», appunto: e in poco tempo divenne il rappresentante di punta del berlusconismo in Europa. Fu lui a tessere la tela che portò all'ingresso di Forza Italia nel Ppe nel 1998, e fu lui che Berlusconi scelse come membro italiano della Commissione europea nel 2008.

Romano, classe 1953, una moglie e due figli, al liceo classico Tasso di Roma (scuola della buona borghesia progressista) lo ricordano ancora come rarissimo esponente della gioventù monarchica. Padre ufficiale, madre insegnante di latino e greco, il giovane Tajani si laureò in giurisprudenza alla Sapienza, per poi intraprendere la carriera militare: superato il corso per Allievi Ufficiali alla scuola di Guerra Aerea di Firenze, prende la specializzazione come controllore della difesa aerea presso il Centro tecnico addestrativo di Borgo Piave. Assegnato alla Base operativa del 33° Centro radar dell'Aeronautica militare, diventa controllore della difesa aerea e responsabile della Sala operativa. Poi cambia di nuovo e si dà al giornalismo: diventa giornalista professionista al Settimanale, dove fa il cronista parlamentare, poi conduttore del Gr1, infine nel 1982 approda al Giornale e diventa capo della redazione romana e poi inviato speciale dal Libano all'Unione Sovietica.

Nel 1994 l'incontro con la politica attiva: è tra i fondatori di Forza Italia, viene chiamato da Berlusconi come portavoce suo e del partito, poi come portavoce a Palazzo Chigi. Viene nominato responsabile di Forza Italia nel Lazio, poi l'elezione al Parlamento europeo dove verrà confermato nel 1999 e diventerà capogruppo, e poi vicepresidente vicario a Strasburgo. Dal 2008 al 2014 è membro della Commissione Barroso, prima ai trasporti e poi all'industria.

«Il 2017 - ha detto annunciando la propria candidatura alla presidenza - deve essere l'anno dell'azione per le istituzioni europee. La Ue deve provare a scrollarsi di dosso l'immagine di cabina di regia dei burocrati e tornare vicina ai cittadini. Pena l'estinzione».

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