vvocato matrimonialista, con famoso studio a Milano, Anna Maria Bernardini de Pace si sente mobilitata come negli anni ?70, di nuovo per un referendum che considera importantissimo per ogni italiano.
I quesiti sulla giustizia di Lega e Radicali la convincono?
«Certo, sono felicissima di quest`iniziativa. Sono radicale da una vita, dai tempi di Pannella e rivivo oggi lo stesso impegno dei tempi delle grandi battaglie referendarie per divorzio e aborto. Purtroppo in questi anni il partito radicale si è impoverito, ma in sintonia con la Lega ora ha trovato un nuovo slancio. Sono forze diverse, eppure hanno superato le divisioni per cambiare la magistratura e il sistema giudiziario nel nostro Paese. È quello che dovrebbero fare tutti i partiti, andando oltre a steccati politici e ideologici per una riforma che interessa potenzialmente 70 milioni di italiani, dunque ancor più importante dei referendum su aborto e divorzio».
Lei ha già firmato?
«Andrò domani (oggi, ndr). Sono in Liguria e ho saputo che a Forte de` Marmi hanno organizzato dei banchetti per le firme e ci sarà anche Matteo Salvini. Sto dicendo a tutti di sostenere quest`iniziativa, nel mio ufficio, agli amici... Lo faccio con passione, con lo stesso impegno che avevo da ragazza. Bisogna scuotere la gente perché, se ai miei tempi c`era solo calcio e politica, oggi si parla di calcio e assembramenti di ogni genere, non più di politica. Soprattutto i giovani sono lontani, ma le questioni della giustizia sono nella vita di ognuno. Negli anni ?70 abbiamo vissuto tanta violenza, ma c`era passione di pensiero, la politica era anche impegno sociale. E nel programma radicale di Pannella la giustizia era centrale. Il mio timore è che tanti, pur condividendo i quesiti, non firmino perché li propone Salvini. Io invece lo stimo e credo che non sia così di parte come si vuol far credere. In lui c`è un impegno entusiasta per questi referendum, mentre a dire il vero di radicali che si spendono non ne vedo. Sarebbe un grave errore dividersi in base a pregiudizi politici».
Ricorrere allo strumento referendario vuol dire sancire un fallimento della politica, che non riesce a varare la riforma.
«È così, purtroppo. Dopo tutti gli scandali che abbiamo visto, Palamara, le denunce di Di Matteo, Davigo che al Csm si fa dare atti secretati, sembra che qualcosa si muova solo per avere il Recovery fund e perché l`Europa ci chiede la riforma...».
Ma al piano della Guardasigilli Cartabia, lei non crede?
«Sento parlare, finora, solo di prescrizione e di processo penale ma la riforma necessaria è molto più ampia. Sono stata chiamata da alcuni esponenti Pd della commissione giustizia del Senato per un parere su alcuni aspetti della riforma e sono sempre stata disponibile. Ma temo che non si riesca a superare gli ostacoli tra partiti ed è sempre il Pd che si oppone. La difesa della magistratura in ogni caso è il vero problema, l`abbiamo visto con le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, ora con Salvini, sul quale due magistrati decidono in modo diverso sulla stessa questione (il blocco delle navi dei migranti, ndr). Ho amici di sinistra delusissimi per questi comportamenti. Anche sulla legge Zan, si poteva trovare l`accordo, ma il Pd si oppone a un testo scritto da Scalfarotto quando era dem, però ora è in Iv. Sono d`accordissimo nel difendere i gay da discriminazioni e violenze, ma perché insistere sul concetto di gender?».
Quali dei quesiti referendari le sembrano più importanti?
«Quello sulla responsabilità civile dei magistrati è un vecchio tema, sottoposto anche a referendum.
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