La ditta è sempre rossa. Renzi e il suo giglio magico conquistano solo un terzo degli eletti. Il responso delle regionali, con la sconfitta in Liguria, riaccende gli animi della minoranza interna e lascia il segno. Analizzando gli eletti nei consigli regionali nelle sette regioni al voto, i renzianissimi restano in minoranza. «Nei territori siamo ancora in maggioranza», teorizza un ex quadro del Nazareno ai tempi di Pier Luigi Bersani. Dalla Liguria alla Campania, passando in rassegna, Umbria, Toscana, Marche, Puglia e Veneto, il numero dei «renzianissimi», ovvero di quelli che rispondono soltanto al verbo di Matteo Renzi, è pari a 26 consiglieri regionali su 93. Il resto degli eletti comprende una serie di indipendenti di sinistra, di dalemiani (ancora esistono!), di civatiani, di franceschiniani, di giovani turchi, più un drappello di ras delle preferenze o vecchi arnesi della fu «ditta» che si definiscono oggi «renziani» ma nei fatti, come spiegano al Giornale , rappresentano soltanto se stessi. Di più: nel gruppo dei renziani di ferro 17 vengono eletti in Toscana, la regione dell'ex sindaco di Firenze. Segno che la rottamazione si è fermata sulle rive dell'Arno. Basti pensare che in Campania e Veneto, due regioni cruciali per gli equilibri nazionali, non sono stati eletti nuovi rottamatori.
I numeri sono questi: uno in Liguria, due nelle Marche, tre in Puglia, tre in Umbria, 17 in Toscana. Nelle regione in cui il premier-segretario si è speso per Raffaella Paita, l'unico «renzianissimo» fra i sette eletti al consiglio regionale si chiama Juri Michelucci. Classe '74, Michelucci ha alla spalle un'esperienza da consigliere comunale e da assessore del comune di Sarzana. Nel curriculum quest'ultimo può vantare la fedeltà nei confronti di Renzi tanto da averlo sostenuto fin dalla sfida contro Pier Luigi Bersani. Per il resto, gli altri sei eletti in Liguria rispondono alla vecchia ditta. Oppure ad Area dem di Dario Franceschini. Ad esempio, Sergio Rossetti, classe '63, eletto per la seconda volta al Consiglio regionale e già assessore regionale al Bilancio, appartiene alla corrente del ministro della Cultura. Nelle Marche i «renzianissimi» hanno i volti di Manuela Bora, che ha ottenuto oltre 4mila voti e proviene da una esperienza nel consiglio comunale di Monte San Vito, e di Fabio Urbinati. Mentre in Umbria su 10 eletti in quota Pd i fedelissimi di Matteo sono Marco Vinicio Guasticchi (ex Margherita), Giacomo Leonelli e Fabio Paparelli. E se in Toscana, come dicevamo sopra, il Nazareno ha cambiato volto in quasi tutte le province, perfino nella «rossa Pisa» (il primo degli eletti è il giovane ingegnere Antonio Mazzeo), in Campania e in Puglia la ditta di Bersani & co. può contare su un folto drappello di consiglieri. Basta scorrere l'elenco degli eletti e rendersi conto che fra capibastone e bassoliniani a mancare sono proprio i renziani. Uno su tutti è Lello Topo, l'ex sindaco di Villaricca, già capogruppo del Pd in Campania, è così indipendente e forte da avere una corrente tutta sua: i «topiani».
Stesso discorso vale per la Puglia. Su 13 eletti in quota Pd i renzianissimi sono soltanto tre: Marco Lacarra, Raffaele Piemontese e Donato Pentassuglia. Per gli altri 10 eletti basta una telefonata di Massimo D'Alema.Twitter: @GiuseppeFalci
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