Quello dei trasporti è il nodo più delicato della fase due, perché da questa mattina la maggior parte delle persone che tornano al lavoro dopo il lockdown lo farà con i mezzi pubblici. Secondo una stima del ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, con la fase due si metteranno in movimento circa tre milioni di persone sull'intero territorio nazionale. Nonostante le simulazioni delle varie amministrazioni locali, il rischio di una Caporetto è dietro l'angolo, soprattutto negli orari di punta. È fondamentale mantenere il distanziamento sociale su bus, metropolitane, tram e treni regionali. Le regole sono rigidissime, ma non è facile farle rispettare. La mascherina è obbligatoria e tra un utente e l'altro deve esserci un metro. Questo limita la capacità di carico dei mezzi di trasporto a un 25-30 per cento e rischia di creare affollamenti sulle banchine e alle fermate. Gli ingressi sono scaglionati, sono previsti diversi flussi di ingresso e di uscita, in terra ci sono dei marker colorati per aiutare gli utenti a mantenere le distanze, così come sui posti a sedere. È compito delle aziende dei trasporti dover mettere in pratica le norme.
Ma chi controlla? Chi può impedire l'accesso a qualcuno? E tutti i passeggeri che rimangono a terra come raggiungono il posto di lavoro? Il personale delle aziende di trasporto non può avere
la responsabilità di impedire il mancato rispetto delle distanze o delle capacità massime dei mezzi. Al massimo può segnalare le situazioni anomale, poi però devono intervenire le forze dell'ordine. Oggi la prova del nove.
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