Renzi fa l'ennesima mancia: "Alzerò le pensioni più basse"

Renzi a una settimana dal referendum: "Tasse giù, con buona pace di Monti". E promette 30-50 euro alle pensioni più basse

Renzi fa l'ennesima mancia: "Alzerò le pensioni più basse"

"La pressione fiscale va giù". È questo lo slogan che Matteo Renzi usa per "vendere" agli italiani la legge di Bilancio approvata oggi dalla Camera. E, nel corso della conferenza stampa indetta oggi a Palazzo Chigi per presentare la manovra, annuncia un aumento che oscilla dai 30 ai 50 euro al mese per le pensioni più basse. "Per la prima volta c'è un aumento per le pensioni fino a 1.000 euro - aggiunge - e la possibilità di ricongiunzione delle pensioni anche per i professionisti". Peccato che si tratti solo dell'ennesima promessa in vista del referendum sulle riforme costituzionali. Sono gli stessi dati dell'Istat a sbugiardarlo dimostrando che il premier ha messo più tasse del governo Monti.

A meno di una settimana dal voto sulle riforme costituzionali, Renzi prova a strappare qualche Sì sparando le ultime cartucce che ha in canna. I sondaggi lo danno sconfitto. I No sono nettamente avanti. Così, nel tentativo di invertire la rotta, il premier trasforma la conferenza stampa di presentazione della finanziaria per convincere gli italiani a non voltargli le spalle. "La legge di Bilancio non è una legge alla Achille Lauro - assicura - è difficile trovare una legge di Stabilità così ricca di buone notizie". E torna a vantarsi, per l'ennesima volta di aver abbassato le tasse agli italiani. "Con buona pace del presidente Monti, che ricordiamo per altro tipo di segni davanti alla voce della pressione fiscale", aggiu replicando all'ex presidente del Consiglio. In realtà Andrea Del Monaco, analista esperto di fondi europei, ha rilevato che "con Monti nel 2013 il prelievo fiscale è stato di 700 miliardi, con Renzi nel 2015 di 712 miliardi: quindi da Monti a Renzi 12 miliardi di tasse e imposte in più". Nonostante le sparate anti-europee, Renzi ha continuato ad applicare le direttive di Bruxelles sottoscritte dall'Italia con il Fiscal compact e gli altri accordi europei che reggono le fondamenta della politica dell'austerity.

Al momento, quello che interessa veramente a Renzi è il referendum. Sul tavolo c'è il suo futuro a Palazzo Chigi. "Inizia la settimana decisiva per il futuro dell'Italia - mette in chiaro - tra sei giorni sapremo se, finalmente, potremo iniziare il futuro con semplicità e forza". In conferenza stampa, al suo fianco, c'è seduto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che molti danno in pole position per guidare un eventuale governo tecnico in caso di vittoria del Sì. E, a chi gli chiede della possibilità di un passaggio di consegne, Renzi si limita a dire: "Il governo c'è sempre: politico o tecnico, super politico, iper tecnico... è chiaro che se l'Italia approverà la riforma costituzionale l'Italia, sarà più forte". I problemi, intanto, restano. E vengono aplificati dal ricatto della Finanza che sta usando lo spread e i mercati per convincere gli italiani a votare Sì.

"Le tensioni e le difficoltà che ci sono sui mercati sono legate alle incertezze della politica - replica il premier - ma abbiamo bisogno di rispondere alle esigenze e alle certezze dei nostri cittadini". E saranno proprio questi cittadini a bocciarlo, una volta per tutte.

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